L’attuale contesto di mercato sta ponendo governi e banche centrali a durissima prova, ma è paragonabile o no a quella del 1929?

Nel tentativo di formulare una risposta puntuale e chiarificatrice, Mirabaud ha condiviso un interessante approfondimento, condividendo diverse analogie tra la situazione odierna e quella della Grande Depressione.

Gli indici azionari

Cominciamo dagli indici azionari. Quelli statunitensi possono effettivamente essere paragonati a quelli del 1929, tanto che due dei sei cali maggiori dalla creazione dell’indice S&P 500 in poi sono avvenuti proprio nelle ultime settimane. Anche la volatilità è simile a quella registrata nel 1929, così come la velocità del declino (- 30%). Dunque, almeno da questo punto di vista, l’evoluzione degli indici azionari è effettivamente simile a quella della Grande Depressione.

Il mercato del lavoro

Per quanto concerne il mercato del lavoro, la Fed ha anticipato che circa 46 milioni di statunitensi potrebbero rimanere senza lavoro nel brevissimo termine, con il tasso di disoccupazione che potrebbe addirittura raggiungere il 30%, per una quota anche superiore a quella della Gran de Depressione, e tre volte superiore alla crisi del 2008-09.

Il Prodotto Interno Lordo

Nella crisi del 1929 il PIL degli Stati Uniti subì un decremento del 5,1%. Durante la crisi del 2008, nell’ultimo trimestre dell’anno, la contrazione è stata dell’8%. Questa volta, invece, Goldman Sachs prevede un rollo del PIL statunitense del 24% nel secondo trimestre 2020, e Morgan Stanley stima addirittura di peggio (-30%).

La redditività aziendale

Fin qui abbiamo dei dati confrontabili o, addirittura, peggiori a quelli della Grande Depressione. Ma per quanto concerne gli utili aziendali?

È evidente che con così tante imprese che hanno dovuto chiudere i battenti a causa della pandemia, l’impatto sulla redditività netta aziendale sarà fortissimo. Gli analisti si attendono, in media, un calo del 5,2% nel primo trimestre 2020, del 10% nel secondo trimestre 2020 e dell’1,1% nel terzo trimestre 2020. Per il quarto trimestre 2020, invece, gli utili dovrebbero tornare a crescere del 4,5%. Non basta, però, per chiudere il 2020 con un segno positivo: i profitti dovrebbero calare dell’1,2%.

Le Banche centrali

Nella settimana che ha fatto seguito al crollo del 1929, la Fed ha abbassato il suo tasso di interesse di riferimento principale, iniettando massicce quantità di liquidità nel mercato. Nel 1931 ha poi ridotto il tasso allo 0,5%. Poi, i noti errori: fu incrementato il tasso di interesse per mantenere il proprio oro, smise di iniettare liquidità e contribuì a far sprofondare l’economia in una nuova recessione nel 1937. Oggi, le Banche centrali sembrano essere più coerenti nell’impegnarsi congiuntamente, o quasi, nella battaglia. Fed e Bce sembrano, almeno per il momento, fare di tutto per poter fronteggiare la crisi.

Conclusioni

Insomma, non è possibile confrontare efficacemente la crisi del 1929 con quelli di oggi. Anche se ci sono molte analogie nei numeri, ci sono anche molte differenze nella sua stessa natura, e nelle mosse che banche centrali (e governi) stanno facendo. Tuttavia, se la pandemia dovesse aggravarsi, le cose potrebbero cambiare, anche radicalmente.

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