Lo spread BTP BUND, ossia il differenziale di rendimento tra il titolo decennale italiano e quello tedesco, si è portato oggi 19 luglio poco sotto i 200 punti base, registrando un allargemento rispetto al basso andamento che si era imposto fino ad inizio settimana. In un articolo specifico abbiamo posto l’attenzione sui motivi alla base del nuovo rialzo dello spread e del conseguente crollo di Borsa Italiana. In questa sede volgiamo invece la nostra attenzione su quelli che sono i costi dello spread.

A chiedersi quanto ci costa lo spread è stata recentemente la dottoressa Maria Cannata che su Lavoce.info ha pubblicato un interessante contributo. Secondo la Cannata l’abbassamento dello spread (l’analisi è stata pubblicata prima della nuova tensione di oggi), poteva essere ancora più marcato rispetto a quanto avvenuto effettivamente. Ad innescare il calo dello spread BTP BUND sotto i 200 punti base sono state le parole di Draghi sulla politica monetaria e l’abbassamento generalizzato dei tassi con quest’ultimo che è stato colto al balzo dal governo per riaprire il collocamento del BTP a 50 anni

Pur prendendo atto di tutti questi elementi positivi, Maria Cannata ha affermato che il beneficio per l’Italia poteva essere ancora più consistente se solo fossero rimasti i tassi ai livelli del biennio 2015-2016 quando Italia e Spagna riuscirono ad effettuare collocamenti dei rispettivi titoli di stato agli stessi costi. La situazione tra Italia e Spagna è molto simile a partire dal contesto politico. I due paesi, infatti, sono molto instabili e hanno subito diversi avvincendamenti di governi.

Spread Italia e Spagna oggi

I mercati hanno da tempo una percezione diversa su Italia e Spagna che non è legata al differenziale di crescita economica oppure all’andamento del debito pubblico nei due paesi. Secondo Maria Cannata, l’allargamento dello spread tra Italia e Spagna, salito fino a 195 punti base a maggio 2019 e a novembre 2018 e ora calato a 130 punti basa, è il miglior parametro per mettere a fuoco l’occasione che il nostro Paese ha perso. 

Secondo Maria Cannata, considerando le emissioni effettuate dal Tesoro nel 2017, nel 2018 e nei primi 5 mesi del 2019 e procedendo con il calcolo del costo effettivo dell’emissione, nonchè applicando i rendimenti medi ponderati rendimenti medi ponderati delle emissioni spagnole avvenute nello stesso arco di tempo, è possibile avere i seguenti risultati:

  • Anno 2017: su 413.684 milioni di euro emessi dall’Italia, c’è stata una maggiore spesa per interessi di 1.209 milioni
  • Anno 2018: su 389.845 milioni emessi dall’Italia c’è stata una maggiore spesa di 2.935 milioni
  • Primi 5 mesi dell’anno 2019: su 192.464 milioni emessi, c’è stata una maggiore spesa di 1.506 milioni di euro.

Note di metodologia applicata: si ricordi che la Spagna non emette CTZ a due anni e CCTeu. Per i CTZ è stata applicata la media semplice tra il rendimento del BOT annuale e quello del BTP a 3 anni; per i titoli a tasso variabile, è stata calcolata quale scadenza era riuscita a meglio approssimare il tasso di aggiudicazione dei CCTeu. Per i titoli indicizzati all’inflazione, italiani e spagnoli, è stato tenuto conto il tassi dell’inflazione attesa implicita nei tassi nominali di pari scadenza.

Le conclusioni del confronto tra spread Italia e spread Spagna sono le seguenti: in appena due anni e mezzo ci sono stati mancati risparmi superiori ai 5.650 milioni. In pratica Maria Cannata ha dimostrato come con lo spread più basso potevano esserci importanti risparmi per l’Italia che invece non ci sono stati. 

La lezione che la Cannata si sente di appuntare è la seguente: la fiducia dei mercati è essenziale per far costare di meno lo spread all’Italia. Ed il vero problema, come emerge dal confronto Italia Spagna, è proprio quello della fiducia. 

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