La proceduta di infrazione contro l’Italia per debito pubblico eccessivo è sempre più vicina anche perchè, ad oggi, il governo italiano, non sembra essere riuscito a presentare impegni finanziari credibili. La Repubblica di oggi, nel riportare le ultime news sulla procedura di infrazione europea, ha rivelato che la proposta che l’Italia si prepara a mettere sul tavolo per evitare multe e sanzioni da parte dell’Unione Europea, non sarebbe sufficiente per evitare l’automatico scatto della procedura stessa.
Per dirla con altre parole, ci sarebbe il serio rischio che l’Italia non sia in grado di dare risposte concrete e praticabili alle obiezioni mosse da Bruxelles sui conti pubblici.
Arrivati a questo punto del braccio di ferro tra Italia ed Europa subentra anche un problema (per Roma) ossia il fattore tempo. Se non ci saranno sforzi ulteriori da parte del governo italiano e se tali sforzi non avveranno nel giro di pochissimi giorni, allora lo scenario subirebbe un drastico peggioramento. La Repubblica ricorda come oramai il calendario sia molto stretto. Il prossimo martedì l’Unione Europea approverà le raccomandazioni con il percorso di rientro che in pratica sancirà il commissariamento dell’Italia almeno fino al 2024-2025. Con il via libera della raccomandazioni, la strada all’attivazione della proceduta di infrazione per deficit eccessivo contro l’Italia sarà tutta in discesa. L’ultima parola spetterà al consiglio dei ministri delle Finanze europei che si riuniranno il prossimo 9 luglio. La data da segnare sul calendario è proprio questa: il 9 luglio si saprà se la procedura di infrazione contro l’Italia è stata attivata o no.
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Tra l’Italia e l’Unione Europea c’è una profonda differenza di vedute anche per quello che riguarda il piano di riduzione del deficit. Tale differenza riguarda sia l’aspetto numerico che quello qualitativo. Da un lato c’è la Commissione Europea che ha detto chiaramente che l’Italia deve colmare gli ammanchi sui conti 2018 e 2019 per un controvalore pari a 9 miliardi di euro aggiungendo che l’Italia deve anche fornire garanzie specifiche su cosa fare nel 2020 per evitare l’aumento dell’Iva. Dall’altro lato c’è invece l’Italia che per quello che riguarda gli ammanchi 2018-2019 ha messo sul piatto 7 miliardi di euro mentre, per quello che riguarda gli impegni per il 2020, non è stata in grado di fornire alcuna garanzia precisa.
Dal punto di vista quantitativo, quindi, all’Italia mancano ancora 2 miliardi (gli altri 5 miliardi di euro che Roma ha invece già detto di aver trovato provengono dal contenzioso con Guggi, entrate Banca d’Italia, Cassa Depositi e Prestiti e risparmi da reddito di cittadinanza e quota 100). Dal punto di vista qualitativo, l’Italia, ad oggi non ha fornito garanzie credibili sul fatto che l’aumento dell’Iva nel 2020 sarà sostituito da musure credibili e permanenti. Attenzione perchè anche sulle risorse già rastrellate dal governo italiano va messo un asterisco. Gli annunciati risparmi da reddito di cittadinanza e quota 100, annunciati dall’Italia, senza clausole a garanzia per la UE non sono neppure certi.
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