Nelle ultime ore Marcela Meirelles, Managing Director Fixed Income, TCW, ha diramato un’interessante nota analitica sulle mosse delle principali banche centrali, segnalando che i mercati obbligazionari non stanno prezzando un proseguimento della normalizzazione delle politiche monetarie.
Per Meirelles, la recente svolta negativa nella guerra dei dazi tra USA e Cina è solamente l’ultimo passo di una serie di elementi che snaturano la tesi secondo cui, in fondo, l’economia mondiale potrà proseguire nel proprio sviluppo come se niente fosse, creando spazio per un rialzo dei tassi da parte delle banche centrali, se pur graduale. Sebbene tale scenario non possa essere completamente escluso, l’analista si concentra soprattutto sul ritenere che i banchieri centrali dovranno affrontare una strada sempre più impervia, nella quale, probabilmente, è già stato deciso che “è meglio peccare per eccesso di cautela, piuttosto che per difetto”.
L’eccesso di cautela può in tal senso rappresentare una riduzione preventiva dei tassi, almeno laddove sia possibile farlo, e non si sia già toccato il livello pari a zero. In questa ottica va interpretato il comportamento della Reserve Bank of New Zealand, che ha tagliato il tasso di riferimento di 25 punti base all’1,5% all’inizio di maggio, così come la scelta della Reserve Bank of Australia, che ha prodotto un taglio di 25 punti base all’1,25% a inizio giugno.
Peraltro, sottolinea l’analista, lo spostamento verso politiche più accomodanti non si limita ai mercati sviluppati: anche la Malesia, ad esempio, ha ridotto il tasso di riferimento di 25 punti base al 3%, mentre è probabile che la Bank of Indonesia possa essere la prossima. Numero di rialzi (o tagli) dei tassi da 25 punti base in un orizzonte temporale di due anni prezzati dai mercati: confronto tra maggio 2019 e dicembre 2018. Fonte: Bloomberg / TCW. Dati al 16 maggio 2019.
E per quanto attiene i rialzi? Per Meirelles una delle poche banche centrali da cui sono attesi incrementi nei prossimi due anni sarà la Bank of England, ma anche per il Regno Unito le cose potrebbero presto cambiare, visto e considerato che non c’è ancora un progetto di uscita ordinata dall’Unione Europea…
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