Le modifiche a cui il governo pensa per rilaciare i PIR riusciranno a centrare il loro obiettivo oppure saranno destinate ad avere un effetto blando? E’ questa la domanda che molti analisti si pongono mentre cresce l’attesa per conoscere la versione definitiva della nuova normativa sui Piano Individuali di Risparmio. Dal punto di vista dell’iter legislativo il decreto attuativo della legge di bilancio nel quale sono contenute le nuove regole per i PIR è all’esame del Ministero dello Sviluppo Economico dopo essere già passato dalla stanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Resta invece da chiarire quando il decreto con le nuove norme sui PIR sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale diventando così legge. 

Se i tempi per l’entrata in vigore della nuova legge sui PIR non sono definiti, c’è invece una certa chiarezza per quello che riguarda i contenuti e quindi le modifiche apportate alla normativa. A fornire anticipazioni sulle novotà è stato Il Sole 24 Ore.

E’ evidente (e scontato) che le regole cambieranno perchè così non è più possibile proseguire. Oramai da tempo i PIR hanno perso appeal presso gli investitori. Nel 2017 la raccolta generata dai Piani Individuali di Risparmio fu pari a 11 miliardi mentre nel 2018 il dato non è arrivato neppure a 4 miliardi di euro. E’ quindi evidente che c’è un problema e che il futuro stesso dei PIR è in dubbio. Proprio per provare a dare una scossa il governo ha pensato ai cosiddetti PIR 2.0. Ma come saranno i nuovi Piani Individuali di Rispamio a cui il governo ha pensato? Nel testo delle nuova normativa è previsto il vincolo del 3,5 per cento dell’investimento al venture capital e del 3,5% a PMI quotate ad esempio sull’AIM Italia. In base alla nuova normativa sia le PMI che sono oggetto di quotazione sull’AIM che quelle oggetto di investimento da parte dei fondi di venture capital, non potranno ricevere una somma superiore a 15 milioni di euro a titolo di sostegno all’investimento. 

Nella nuova legge sarebbero inoltre inseriti requisiti specifici per i quali una PMI è ammissibile all’investimento in PIR. Tra questi nuovi requisiti a carico delle PMI c’è quello di essere attive da meno di 7 anni dalla prima vendita commerciale.

Secondo gli analisti di Equita, che hanno commentato le novità sui PIR anticipate dal Sole 24 Ore, i vincoli sono troppo restrittivi ma la speranza è che in futuro possa esserci una revisione della normativa, tra l’altro prevista dalla stessa bozza del decreto. La sim milanese ha ricordato il Ministero dello Sviluppo Economico sarà tenuto a procedere al monitoraggio e ad una valutazione degli effetti ottenuti dal decreto sui nuovi PIR dopo 6 mesi dall’entrata in vigore dello stesso. In occasione della valutazione potrebbero essere introdotte ulteriori novità magari per allentare le maglie troppo strette sui requisiti che sono previste dalla bozza. 

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