L’eventuale rallentamento economico dell’Italia nel prossimo futuro non renderà necessaria l’attuazione di alcuna manovra. Ad affermarlo è stato il ministro dell’Economia Giovanni Tria che ha anche ribadito che il governo rispetterà l’impegno a non sforare quota 2,04 per cento nel rapporto deficit Pil 2019. Tria, dialogando con l’inviato della Reuters a margine della conferenza di Davos, ha affermato che c’è un impegno siglato tra Italia e Commissione UE per “rispettare il deficit a livello strutturale, quindi indipendentemente dal ciclo” in atto. Il deficit PIL al 2,04 per cento, quindi, resta una soglia che non potrà in nessun caso essere varcata. Secondo Tria se ci dovessere essere un rallentamento più forte rispetto a quello prospettato, l’impegno del governo sarà quello di mantenere i target di deficit strutturale mentre “come deficit nominale vedremo”. 

I piani del governo oltre a fissare il rapporto deficit PIL al 2,04 per cento per il 2019 assumono per l’anno in corso un tasso di crescita pari all’1 per cento. Ora questa previsione sulla crescita del PIL dell’Italia nel 2019 è sempre stata gurdata con molta diffidenza da enti internazionali e analisti independenti. Ultimamente la stima di crescita all’1 per cento ha anche subito le critiche di Banca d’Italia e Fondo Monetario Internazionale. Sia via Nazionale che il FMI ritengono che le previsioni economiche sull’Italia stilate dal governo pecchino di eccessivo ottimismo. La Banca d’Italia e il Fondo Monetaria Internazionale ritengono che la crescita economica dell’Italia nel 2019 non sarà superiore ad un modesto +0,6 per cento.

C’è una bella differenza, quindi, tra le previsioni del governo e quelle degli enti internazionali. Dinanzi a questa profonda divergenza di vedute, Tria ha affermato che le stime del governo sulla crescita “erano molto più prudenti e coincidenti con quelle che adesso girano tra le istituzioni internazionali”. E’ stato proprio nell’ambito del riferimento alla forte differenza di vedute che Tria ha poi aggiunto che l’Italia non avrà comunque bisogno di alcuna manovra correttiva anche perchè “una manovra correttiva che in una fase di forte rallentamento tendesse ad acuire il rallentamento sarebbe contro ogni logica“.

Sostanzialmente, quindi, Tria si conferma come uomo del dialogo con la Commissione UE e gli altri enti internazionali pur nella fermezza delle posizioni. Una posizione, quella del ministro, diversa da quella di Salvini e Di Maio che avevano reagito con durezza alle affermazioni del FMI dei giorni scorsi. 

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