Il 2019 sarà un anno all’insegna della recessione? Questa domanda, soprattutto negli ultimi tempi, è diventata molto frequente. Molti analisti, in particolare, si chiedono se ci sarà una recessione in Italia nel 2019 oppure se si avrà una recessione in Usa. Stati Uniti e Italia sembrano quindi essere le aree di maggiore interesse da parte degli investitori italiani anche nel 2019. Logicamente per ora non si possono avanzare indicazioni precise ma è possibile invece farsi un’idea andando a guardare alle stime. In questo post si parlerà delle previsioni su una possibile recessione nel 2019 e degli (eventuali) effetti su azionario e obbligazionario. 

Secondo gli analisti di DWS, il 2019 sarà un anno di rallentamento economico ma questo non si tradurrà in alcuna recessione. Secondo Stefan Kreuzkamp, Chief Investment Officer di DWS, tutti i fondamentali dell’economia restano solidi. ovviamente il prossimo anno ci saranno aree del mercato globale che cresceranno di più e aree che invece saranno destinate a crescere di meno. In questa classifica, però, non ci sono grandi sorprese poichè l’esperto ritiene che per la zona Euro la crescita sarà dell’1,6 per cento, mentre per gli usa sarà del 2,4 per cento e per la Cina del 6%. A livello medio globale l’economia 2019 subirà una progressione del 3,6 per cento. L’Eurozona, stando alle previsioni, si confermerà anche nel 2019 come una delle aree a crescita più debole. 

Ovviamente le previsioni di crescita anche per il 2019 dovranno fare i conti con una serie di rischi a partire dalle tensioni commerciali tra Usa e Cina che sono ora assopite ma potrebbero comunque riesplodere. 

Per quello che riguarda le previsioni Forex 2019, l’analista continua a vedere tre rialzi per i tassi FED nel 2019. In questo contesto “la BCE dovrebbe alzare il tasso di deposito una sola volta, di 15-20 punti base, mentre le principali operazioni di rifinanziamento difficilmente subiranno un aumento prima del 2020“. 

Dopo aver esaminato le previsioni sull’economia 2019, Stefan Kreuzkamp ha quindi rivolto la sua attenzione ai due grandi ambiti della finanza: l’azionario e l’obbligazionario. 

Azioni previsioni 2019

Su quali azioni conviene investire nel 2019? Quali titoli comprare e quali invece vendere il prossimo anno sui mercati azionari? Un contributo a fornire una risposta a queste domande sempre più pressanti è arrivato da Petra Pflaum, EMEA Co-Head of Equities di DWS. Secondo l’analista le attese su un aumento degli utili nell’intorno del 5 per cento potrebbero permettere al mercato di evitare un taglio del rating. Tutto questo potrebbe favorire le azioni growth e quelle value. Le previsione su queste ultime parlano di una crescita dei dividendi nel range tra il 5 per cento e il 7 per cento. In termini di strategia trading, la migliore soluzione potrebbe essere quella di approccio “barbell” tra i due.

Secondo l’analista gli scenari possibili sulle azioni nel 2019 sono due: “in uno scenario positivo, senza ulteriori escalation di conflitti, sarà possibile sovrappesare le azioni dei mercati emergenti, i fornitori di software e i titoli ciclici”. In caso di scenario negativo, invece, si consiglia di valutare l’equity statunitense e le azioni difensive. 

Bond previsioni 2019

Per quello che riguarda le previsioni sulle obbligazioni, invece, Bill Chepolis, DWS’s Head Fixed Income EMEA, ritiene essenziale monitorare il passaggio dal “quantitative easing” al “quantitative tightening” della BCE. In questo contesto gli analisti collocano le loro previsioni sui bond 2019. Il suggerimento è quello di evitare i bond italiani, spagnoli e portoghesi almeno fino a quando il conflitto tra Italia e UE non sarà risolto. In relazione alla durata, invece, Chepolis ritiene che la carta Usa con scadenza fino a 2 anni sia poco appetibile. Ultimamente infatti il rendimento dei titoli di stato Usa fino a 2 anni è quasi pari ai decennali. Per finire, per quello che riguarda le obbligazioni dei paesi emergenti, attualmente, “le obbligazioni societarie asiatiche offrono la migliore performance aggiustata per il rischio e nel 77% dei casi hanno un rating di categoria investment grade“. 

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