Che l’innalzamento del deficit prospettato nella manovra di bilancio dell’esecutivo giallo-verde avrebbe potuto causare un taglio del rating da parte di alcune agenzie era noto a tutti. Moody’s ha infatti bocciato l’Italia, colpevole, apparentemente, di non aver saputo progettare riforme coerenti con uno scenario di rallentamento della crescita, stimata al momento intorno all’1%.
Il rating dell’Italia è così passato da Baa2 a Baa3, a un passo dalla definizione “junk” che è il grado più basso di valutazione del rating, il cosiddetto livello “spazzatura”. Nel giudizio espresso da Moody’s però, l’Italia ha un outlook stabile, e questo sarebbe dovuto ad una certa “robustezza del credito”, in grado di bilanciare l’indebolimento della politica fiscale.
L’alto grado di ricchezza delle famiglie sarebbe un punto di forza del Paese, che potrebbe contare su questo cuscinetto contro eventuali choc futuri, e che rappresenterebbe al contempo una sostanziosa fonte di finanziamento del governo.
La giornata di venerdì aveva visto lo spread toccare i 340 punti a inizio mattinata, complice la lettera della Commissione Europea indirizzata al governo italiano. Lettera che, come specificato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non deve causare allarmismi in quanto è normale prassi.
Un certo nervosismo dovuto a dichiarazioni di esponenti del governo ha altresì inciso su questa nuova impennata del differenziale. In tarda serata la situazione si è poi stabilizzata, con una ufficiale smentita del rischio di una crisi di governo. Ciò ha riportato lo spread intorno ai 300 punti.
Ma i mercati hanno reagito bene al rating di Moody’s, infatti lo spread ha subito un netto calo stamattina. Il differenziale segna nei primi minuti 289 punti, contro i 301 punti della chiusura di venerdì, con un rendimento del titolo a dieci anni a quota 3,35%. Secondo gli analisti ciò è dovuto al mancato declassamento fino alla definizione “junk” ossia “spazzatura” che molti temevano.
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