Sono tutt’altro che chiuse le contrattazioni tra Roma e Bruxelles circa la Legge di Bilancio, con una lotta apparentemente destinata a continuare sulla percentuale di deficit che l’Italia può permettersi per i prossimi 3 anni. Secondo analisti e commentatori di mercato non c’è nulla di strano se i mercati vivono queste giornate all’insegna del nervosismo.

Si respira molta incertezza su quanto ci si può aspettare nei prossimi giorni, quel che è certo è che la situazione politica del Paese Italia incide pesantemente su quanto avviene in ambito economico. Un’altra consapevolezza che sta maturando di ora in ora è che l’Italia non rischia alcun default, e nessuna uscita dall’Eurozona, sebbene le tensioni sui mercati obbligazionari non potranno che proseguire.

L’analisi della DWS tocca sostanzialmente questi punti cardine ed ipotizza che il governo italiano stia per certi versi testando sia le reazioni dei mercati, che al contempo quelle delle autorità europee, per capire fino a che punto ci si può spingere con la manovra in cantiere.

Stefan Kreuzkamp, CIO di DWS, sottolinea l’importanza non sottovalutabile delle agenzie di rating il cui ruolo sarà determinante. Se dovesse esserci un declassamento dell’Italia da parte delle maggiori agenzie, lo spread schizzerebbe alle stelle raggiungendo valori equiparabili a quelli della crisi del 2011. Al momento lo spread ha superato i 300 punti base, mentre il titolo Btp a due anni ha raggiunto l’1,6%.

Un primo test sarà rappresentato dal parere espresso dalla Commissione Europea il 30 novembre. Quel giudizio ufficiale sarà importante anche perché darà un’immagine dell’Italia più o meno affidabile, e potrebbe incidere sulle valutazioni delle agenzie di rating in maniera determinante.

“Fin dall’inizio molti osservatori definivano la crisi italiana come di natura politica e non economica” spiega Kreuzkamp “da un certo punto di vista quella distinzione c’è ed è netta”. L’austerity imposta dai precedenti governi in Italia ha sollevato una forte ondata di malcontento che ha portato come risultato un esito elettorale chiaramente a favore di quelli che vengono comunemente definiti partiti populisti.

Come la crisi politica diventa crisi economica

Un governo del cambiamento chiesto a gran voce quindi, ma che in quanto tale non può che comportare incertezza sul futuro, anche dal punto di vista economico/finanziario, del Paese. Ma non è solo questo, perché a determinare maggiore instabilità e rendere più difficile fare delle previsioni, entra in gioco il fattore, per così dire, dei sondaggi.

Il Movimento 5 Stelle, stando a quanto emerso da alcuni sondaggi, avrebbe perso terreno rispetto ai rivali della Lega, e quella della Legge di Bilancio potrebbe essere vista come un’occasione da non perdere, per Di Maio, per recuperare consensi. Per farlo però è indispensabile riuscire a mantenere le difficili promesse fatte circa reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero, da cui l’esigenza di ottenere un margine più largo possibile in sede di contrattazione sul deficit, senza incorrere però in rating negativo da parte delle agenzie internazionali.

Intanto la situazione di incertezza si ripercuote su diversi aspetti dell’economia. Abbiamo un rapporto euro-dollaro con la nostra moneta che continua a indebolirsi, ma soprattutto abbiamo un preoccupante avvicinamento dell’Italia alla Grecia. Lo spread tra i due Paesi si sta progressivamente riducendo ed ora ha raggiunto i 100 punti base.

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