Ha fatto molto rumore la prospettiva di portare il Deficit/Pil al 2,4% per i prossimi 3 anni, ma alcuni non si spiegano come mai, visto che tutto sommato i conti dell’Italia non sono mai stati proprio impeccabili. A tal proposito, in occasione di un’intervista concessa al giornale Laverità, il deputato di Liberi e Uguali, ex responsabile economico del PD, Stefano Fassina, ha dichiarato: “nella scorsa legislatura la media di spesa in deficit è stata del 2,6% l’anno. Non ricordo in quei giorni reazioni allarmate o previsioni catastrofiche.”.

E’ chiaro il riferimento alle critiche giunte all’Esecutivo da ogni direzione, ed è naturale a questo punto domandarsi quale fosse effettivamente la situazione del rapporto deficit/pil negli anni dei governi precedenti. C’era realmente un deficit più alto? E se sì, come mai allora non preoccupava nessuno?

Il rapporto deficit/Pil nei governi degli ultimi 10 anni

Prima di tutto, precisiamo che non sempre il dato effettivo relativo al rapporto deficit/pil coincide con quello prospettato in sede di varo di una manovra economica, o più in generale diciamo che le previsioni dei vari esecutivi non sempre corrispondevano al dato reale in seguito rilevato.

Iniziamo dalla nota di aggiornamento al Def di un anno fa, 23 settembre 2017, con la quale si prevedeva un rapporto deficit/pil del 2,1%, il dato reale è stato poi 2,4%, e con quel dato siamo arrivati ad oggi.

Tornando indietro di qualche anno invece possiamo osservare le variazioni registrate tra il 2013 e il 2017. Secondo l’Eurostat nel 2013 l’Italia aveva un rapporto deficit/pil del 2,9%, nel 2014 aveva toccato la fatidica soglia del 3%, dopodiché è iniziata una discesa che lo ha portato prima al 2,6% nel 2015, poi al 2,5% nel 2016 ed infine al 2,4% nel 2017 appunto. La media matematica è 2,68%.

Ma andiamo al quinquennio precedente, quello in cui il nostro Paese ha attraversato la crisi economica globale che ha fatto schizzare il rapporto deficit/pil dal 2,6% del 2008 al 5,2% del 2009. In quel periodo l’Unione Europea ha aperto una procedura di infrazione per deficit eccessivo ed il rischio di pesanti sanzioni nei confronti dell’Italia era tangibile.

I vari governi che si sono succeduti hanno quindi dato la priorità alla questione dei conti pubblici per scongiurare appunto il pericolo sanzioni. Così nel 2010 il rapporto deficit/pil è sceso al 4,2%, nel 2011 al 3,7% e nel 2012 al 2,9%, finalmente sotto la soglia del 3 percento stabilita nel Trattato di Maastricht.

Al contempo, tra il 2011 e il 2014, mentre le politiche di austerity, tagliando gli investimenti e la spesa pubblica in servizi e protezione sociale, riducevano il rapporto deficit/pil dal 4,2% al 2,9%, il debito pubblico saliva dal 116% al 132% del PIL, e la disoccupazione giovanile, secondo fonti Istat, passava negli stessi anni dal 20,5% al 30%.

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