Ha toccato i 2.341,7 miliardi, il debito pubblico italiano, con ben 18,4 miliardi in più già dal mese di luglio. Il dato arriva dal supplemento al bollettino statistico di Banca Italia, e mostra un’impennata tutt’altro che ben accetta in area Euro. Mario Draghi ha subito escluso la possibilità di un ombrello della BCE per il rifinanziamento del debito dopo la fine del QE (Quantitative Easing).
Pierre Moscovici, commissario UE, ha invitato l’Italia e gli altri Paesi con un elevato debito pubblico, a lavorare sulla sua riduzione. Moscovici ha anche chiesto, senza molti giri di parole, una legge di bilancio che sia “credibile”, riferendosi a quella che verrà a breve messa in cantiere dal governo Conte.
Cause dell’aumento del debito pubblico italiano
Attualmente rappresenta il 130% del Pil, il debito pubblico italiano, un dato ritenuto non certo positivo, ma a cosa è dovuto esattamente? E’ necessario considerarne l’andamento per sottosettori. In primis ha inciso il rinvigorimento della liquidità del Tesoro, che tocca ora gli 80 miliardi (in precedenza erano 31,6).
A questo fattore poi se ne aggiungono diversi altri: le amministrazioni centrali hanno fatto registrare un aumento del debito di 20,4 miliardi, a dispetto delle amministrazioni locali che hanno invece registrato un calo di 2 miliardi, mentre il debito degli enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. Un’altra porzione dell’incremento del debito pubblico, pari a circa 1,9 miliardi, la si deve ai premi all’emissione e al rimborso, agli scarti ed alla rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione, nonché alla variazione dei tassi di cambio.
Debito pubblico: entrate tributarie e titoli di stato
In questo scenario poco incoraggiante, si collocano alcuni dati senza dubbio positivi, che lascerebbero persino spazio ad un timido ottimismo su una ipotetica ripresa. Le entrate tributarie registrate nel mese di luglio hanno toccato i 49,4 miliardi di euro, un aumento del 4,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno 2017. Prendendo invece in considerazione l’intero periodo che va da gennaio a luglio, il totale raggiunge i 236,5 miliardi, ossia un 1,4% di incremento.
Per contro, si registra un netto calo dei titoli di stato italiani detenuti da investitori esteri. Nel mese di giugno il controvalore è passato dai circa 690 miliardi del 2017, agli attuali 664,342 miliardi.
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