
Cosa sta succedendo al prezzo del rame? A porsi questa domanda sono stati gli analisti di Citi in un loro recente report dedicato all’oro rosso. Secondo gli esperti, la dinamica in atto sul rame (quotazioni ai massimi da ottobre 2024) dovrebbe consentire all’asset di raggiungere un traguardo molto ambizioso: 10.000 dollari per tonnellata. Si tratta di un target che è collocato a circa 200 dollari da quelle che sono le attuali quotazioni dell’asset. C’è quindi un discreto potenziale di upside che potrebbe far accendere l’interesse anche da parte di quei trader che non hanno mai speculato sull’oro rosso (magari perchè hanno sempre preferito altre materie prime) ma che ora, proprio alla luce di questa proiezione rilasciata da banca d’affari americana, potrebbero essere interessati a farlo.
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Il punto sul prezzo del rame
Sul London Metal Exchange le quotazioni del rame hanno superato quota 9.800 dollari attestandosi a livelli che mancavano da ottobre 2024. Alla base del rally dell’oro rosso c’è la decisione del presidente Trump di avviare un’inchiesta a vasto raggio sulle attività di importazione di rame negli Stati Uniti. Non si tratta di un passaggio formale ma di un procedimento ufficiale che potrebbe anche culminare nell’introduzione di dazi proprio sull’importazione di questa materia prima. Il modus operandi di Trump, del resto, è oramai ampiamente noto. La Casa Bianca in questi primi mesi del nuovo mandato ha dimostrato di usare la spauracchio dell’inchiesta per piegare le nazioni via via finite nel mirino (Cina, Canada, Messico ne sono alcuni esempi) alle esigenze degli Stati Uniti minacciando guerre commerciali se non dovesse essere raggiunto un compromesso.
Sul rame vale quindi lo stesso discorso che ha già interessato altre commodities (alluminio e acciaio in primis) con gli investitori che temono che, nel giro di poco tempo, dall’inchiesta si possa passare ai dazi.
E il rischio di una evoluzione (o involuzione, dipende dai punti di vista) è molto concreto visto che lo stesso Trump, appena poche settimane fa, aveva detto chiaro e tondo che era sua intenzione introdurre tariffe sul rame. L’opposizione da parte del Dipartimento del Commercio statunitense, ha convinto il presidente a passare prima della via dell’inchiesta con la premessa che sarà quindi il risultato dell’investigazione a decidere se saranno o no introdotti dei dazi sull’oro rosso.
I trader più attenti hanno oramai imparato a conoscere Trump e quindi sanno perfettamente che o nel periodo dell’inchiesta ci sarà un accordo con gli importatori, oppure l’esito finale è già scontato.
E’ in questo contesto che è maturato il rally dell’oro rosso ai massimi da alcuni mesi. Uno scenario inevitabile anche perchè parliamo di una materia prima che da sempre si caratterizza per un’offerta limitata e quindi il terreno per un apprezzamento è già bello e spianato.
Deficit di offerta e strategia delle aziende minerarie
Negli ultimi anni, il mercato del rame ha registrato una carenza strutturale di offerta rispetto alla domanda crescente. Questa situazione è dovuta alla riluttanza dei principali gruppi minerari a investire nell’esplorazione di nuovi giacimenti, considerata un’operazione troppo onerosa e rischiosa. Le aziende hanno invece preferito strategie di acquisizione, che non aumentano la produzione complessiva ma ne ridistribuiscono il controllo.
Andando a guardare al grafico storico sull’andamento del prezzo del rame si può vedere come a maggio 2024, i futures quotati a Londra siano arrivati al record storico di 10.925 dollari per tonnellata per poi scendere rapidamente. Con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca, il prezzo ha ripreso a salire mettendo alla fine in fila ben tre mesi consecutivi all’insegna del rialzo.
Di questa situazione si sono avvantaggiati quei trader che ebbero la lungimiranza di comprare CFD rame nel momento in cui il valore del metallo aveva ritracciato. Lo fecero su valutazioni molto più basse rispetto a quelle medie generando poi un profitto a causa della direzione rialzista che i prezzi successivamente presero.
E quei trader che invece sono rimasti alla finestra non cogliendo quello che stava accadendo? Ovviamente il passato è andato e per loro si tratta di capire se c’è ancora possibilità di posizionarsi oppure se la corsa dell’oro rosso è finita.
Proprio per rispondere a questo interrogativo facciamo riferimento alle recenti stime sul rame elaborate da Citi.
Le previsioni bullish di Citi sul prezzo del rame
Come abbiamo già anticipato ad inizio articolo, è convinzione degli analisti di Citigroup che il prezzo del rame possa raggiungere i 10.000 dollari alla tonnellata entro i prossimi tre mesi.
Il motivo alla base della view bullish citato dalla banca d’affari Usa è molto semplice: le forti incertezze su possibili dazi anche sulle importazioni di rame in Usa nell’ambito del più generale quadro di tensione commerciale oramai globale, potrebbero spingere il rame a bucare il muro dei 10.000 dollari per tonnellata riportandosi vicino ai massimi storici. Da Citi c’è la segnalazione di un possibile inasprimento del mercato a livello globale.
Dalla banca d’affari Usa, però, è arrivato anche un preciso altolà: l’incertezza porterà si i prezzi del rame a crescere ma nel momento in cui i dazi dovessero essere davvero deliberati dalla Casa Bianca, allora le quotazioni ritraccerebbero.
Quella prospettata da Citi è quindi un’evoluzione in due tranche: prima la prosecuzione del trend al rialzo già in atto da mesi e poi, verso giugno, il cambio di rotta con il calo dei prezzi. Non c’è del paradosso in questa view perchè, come sempre accade, è l’incertezza a far lievitare i prezzi mentre la notizia concreta, ovvero l’introduzione dei dazi, quando arriverà causerà un calo dovuto al fatto che, a quel punto, la domanda di importazioni da parte degli Stati Uniti non potrà che subire un certo allentamento.
Tirando quindi le somme, il mercato del rame sembra proprio essere destinato a restare sotto osservazione con una possibile evoluzione rialzista nel medio termine e poi ribassista.
Una prospettiva di volatilità, quindi, che ben si presta a strategie trading basate sui CFD.
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