Tra la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea c’è una convergenza sempre più significativa su quelli che sono gli obiettivi strategici nel medio termine. Per entrambe le banche centrali è l’inflazione il nemico pubblico numero uno. Un avversario da attaccare frontalmente (le armi usate sono quelle dell’aumento dei tassi di riferimento) anche se ciò può avere effetti controproducenti sull’economia reale.
A tracciare la linea è stato il presidente della FED Powell nel corso del suo recente intervento durante il simposio dei banchieri centrali in corso a Jackson Hole. Oramai il numero uno della Federal Reserve non si nasconde neppure arrivando ad affermare che l’obiettivo del FOMC è quello di ridurre ad ogni costo l’inflazione anche se questo dovesse comportare un certo dolore e un “periodo prolungato di rallentamento della crescita e del mercato del lavoro”.
Insomma l’inflazione deve essere assolutamente ridotta ed eventuali danni collaterali all’economia vanno sopportati.
Il problema è che la stessa BCE sembra essere sempre più allineata a questa linea di pensiero. Le dichiarazioni del membro del comitato esecutivo dell’EuroTower Isabel Schnabel nel corso del suo intervento al simposio, non sono state poi tanto differenti da quelle di Powell. Insomma quella in atto ha tutte le sembianze di una sfida tra falchi anche se l’economista della banca l’economista della banca Philip Lane ha espresso una certa preoccupazione sui rischi derivati da un rialzo troppo rapido dei tassi BCE.
Eppure, come messo in evidenza dagli esperti di Renta 4 Banco SA, gli investitori ritengono sempre più probabile che la Banca Centrale Europea possa incrementare i tassi di riferimento non di 50 punti base ma di 75 pb nel corso del summit di settembre. Stando a quanto affermato dalla Reuters, nessun membro dell’EuroTower si è espresso a favore di un rialzo del costo del denaro di 75 punti base, tuttavia, annotano dall’agenzia, l’intenzione FED di procedere con un rialzo monstre e le previsioni di inflazione nell’area Euro, rendono probabile un aumento più deciso dei tassi BCE.
Secondo Craig Erlam, analista di mercato senior, Regno Unito e EMEA, OANDA, i dati sull’inflazione dell’Eurozona nel mese di agosto sostengono la probabilità che, a settembre, possa esserci un rialzo di 75 punti base dei tassi BCE. I prezzi al consumo nell’area Euro sono infatti saliti del 9,1% in agosto, stracciando il precedente record dell’8,9 per cento registrato a luglio. Parallelamente l’inflazione di fondo ha registrato una progressione del 4,3 per cento dal 4 per cento precedente. In questo contesto è ovvio che la pressione per un aumento più aggressivo dei tassi BCE sia diventata più forte. Purtroppo, ha commentato l’analista, la Banca Centrale Europea, sta pagando a caro prezzo la sua sua decisione di lasciare il tasso di deposito a -0,5 per cento per un periodo così lungo. Purtroppo, ha concluso Erlam, l’andamento dell’inflazione nell’area Euro è destinato a peggiore, e forse anche di molto, prima di migliorare.
Il possibile rialzo dei tassi BCE di 75 punti base nel board di settembre non è più uno scenario fantasioso ma un’ipotesi concreta che chi fa trading sugli indici di borsa e sul forex dovrebbe tenere in debita considerazione. A proposito di scelte operative, ricordiamo che oggi è possibile fare trading su tantissimi mercati usando una sola piattaforma grazie ai CFD. In più scegliendo il broker eToro è anche possibile avere subito un conto demo gratuito da 100 mila euro virtuali da usare per imparare a fare pratica senza rischi. L’account dimostrativo eToro può essere attivato direttamente dal link in basso senza lasciare il sito.
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L’economia sempre più in affanno
Tante parole a sostegno della lotta contro l’inflazione e per quello che riguarda invece l’economia reale? Qui a parlare sono i dati: gli indici PMI di Eurozona e Usa sono in crescente deterioramento. Ad essere particolarmente colpito è il PMI relativo ai servizi e questo è un segnale chiarissimo. Come messo in evidenza da Laurent Benaroche, gestore Multi Asset & Overlay di Edmond de Rothschild Asset Management, ovunque si sta diffondendo un’inflazione a doppia cifra con parallelo rallentamento di molti indicatori macro. Si deve infatti ricordare, ha puntualizzato l’analista, che i movimenti dei tassi hanno un effetto ritardato sull’economia reale e proprio questa dinamica può dar luogo ad un inasprimento eccessivo della politica monetaria.
E sulle prospettive dell’economia a seguito della volontà dei banchieri centrali di alzare i tassi di riferimento costi quel che costi, molto significative sono le parole di Mondher Bettaieb Loriot, Head of Corporate Bonds di Vontobel secondo cui è sempre più probabile che le condizioni economiche siano destinate ad indebolirsi ancora di più nel terzo trimestre e anche all’inizio del quarto come del resto già evidenziato da molti market mover anticipatori.
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