Per i sostenitori della politica dura contro la Russia, il forte recupero messo a segno dal Rublo nel cambio con il Dollaro appena poche settimane fa, doveva essere un fuoco di paglia destinato ad esauririsi molto presto. La realtà si è invece rilevata differente. Oggi il cambio Dollaro Rublo si muove in area 84,6. Siamo lontanissimi dai 120 rubli per un dollaro Usd di appena un mese fa, quando l’implosione finanziaria della Russia sembra essere ad un passo (perlomeno stando a quanto raccontato dai media occidentali). 

Ebbene a distanza di poco più di due settimane dall’ultima volta che il cross USD/RUB si attestava ad oltre 100, la tendenza in atto è oramai chiara. Pur essendosi allontanato dai minimi a quota 77 raggiunti, nella prima settimana di aprile, il Rublo è comunque attestato in area 85. In poche parole, dopo il grande ribasso del cross USD/RUB non c’è stato alcun nuovo rally. Dal punto di vista tecnico, quindi, tutto perfettamente nella norma. 

Crollo del Rublo oramai alle spalle?

Nonostante le attuali tempistiche dell’informazione siano improntate alla velocità, a volte è bene volgere un attimo lo sguardo al passato recente per meglio comprendere quello che può avvenire in futuro. Fino a due settimane fa non solo il crollo del Rublo veniva dato per assodato ma addirittura si ipotizzava che con una valuta fuori controllo, l’inflazione in Russia avrebbe raggiunto livelli mostruosi generando tensioni sociali e quindi malcontento. Lo sbocco finale di questa strategia? Non è necessario essere degli esperti di geopolitica per comprendere come dietro a questo disegno si celasse un obiettivo ben preciso: privare Putin del consenso popolare. 

Il forte recupero messo a segno dal Rublo nel cambio con i Dollaro ma anche la recente riapertura della borsa di Mosca ha svelato il fattimento di questa strategia: nessuna implosione interna ma anzi consenso pro-Putin vastissimo (siamo all’83 per cento!). 

Visto che il disegno che faceva leva sul crollo del Rublo è praticamente fallito, crediamo sia arrivato il momento di capire perchè tutto questo sia successo. Insomma quali sono state le carte (ben giocate) che hanno permesso a Putin di uscire da questa tenaglia?

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Gas e oro dietro la rinascita del Rublo

La prima mossa è arrivata a fine marzo con l’annuncio del presidente russo che, a partire da aprile, per gli acquisti di gas sarebbero stati accettati solo pagamenti in rubli. 

Dopo appena pochi giorni, ecco la seconda mossa con la governatrice della banca centrale russa Elvira Nabiullina che annunciava la ripresa degli acquisti di oro ad un prezzo fisso di 5.000 rubli per grammo. Infine la scorsa settimana la stessa Nabiullina ha reso noto che, alla luce delle condizioni di mercato, il prezzo per gli acquisti di oro sarebbe stato rivisto dopo l’1 luglio. 

Il risultato di questi provvedimenti è così sintetizzabile: l’Occidente continua a comprare gas e petrolio dalla Russia. Considerando che le quotazioni in euro e dollari hanno registrato un rialzo molto marcato, Mosca ogni giorni incassa tantissimo dalla vendita delle sue materie prime e proprio grazie a questi soldi non solo non soccombe dal punto di vista finanziario ma può anche proseguire la guerra nel Donbass. 

L’Europa, per quanto ne possano dire i media, ha permettamente compreso che il progetto di far saltare la Russia facendo crollare il Rublo, è fallito. I vari paesi europei (Bruxelles ha dimostrato di essere del tutto inutile se non per pronunciare frasi di circostanza) procedono in ordine sparso ma l’obiettivo di tutti è quello di ridurre la dipendenza energetica da Mosca. Tutti i governi hanno la consapevolezza che ciò non potrà essere raggiunto in poco tempo e la certezza che sarà necessario affrontare una dura recessione.

Certo anche la Russia sarà chiamata a fare i conti con un tracollo del Pil (si parla del -11 per censo su base annua) ma Mosca è sempre Mosca. 

C’è un errore di fondo che l’Occidente rischia di pagare a prezzo salato: aver trascurato il fatto che la Russia, per sua fortuna, è uno dei più grandi produttori al mondo di materie prime fondamentali come il gas, il petrolio ma anche il grano, l’alluminio, il nickel.

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