Nel corso dell’ultima riunione Fed dell’anno, Jerome Powell ha cambiato registro archiviando la retorica dell’inflazione transitoria: una condizione che oramai non aveva più alcun sostenitore (o quasi), e che ha permesso di guardare all’inflazione galoppante non più come un fenomeno passeggero, da un elemento che, essendo ai massimi da 39 anni e non dando segnali di attenuazione, richiede una dura azione di contrasto.
Certo è che la Fed ha pur sempre mantenuto invariato il tasso di riferimento nel target range dello 0-0,25%. Tuttavia, di fianco a questa decisione (scontata), ha confermato la svolta da falco sotto altri principali aspetti, come l’accelerazione del tapering dei suoi acquisti obbligazionari, ridotti di 30 miliardi di dollari al mese. A questo punto, il quantitative easing varato in epoca pandemica dovrebbe concludersi a metà marzo, ovvero tre mesi prima di quanto inizialmente previsto.
Un altro elemento che dimostra l’atteggiamento hawkish della Fed è anche l’aumento del fed funds rate precedenti e maggiori di quanto comunicato lo scorso settembre.
Cosa farà la Fed nel 2022 secondo Unicredit
Stando così le cose – si legge in una nota a cura degli esperti di Unicredit – “ci aspettiamo ancora che la Fed alzi i tassi solo due volte l’anno prossimo, entrambe nel secondo semestre del 2022“. Gli aumenti dovrebbero poi diventare tre nel 2023 e tornare ad essere due nel 2024.
Di tenore lievemente differente Goldman Sachs, che si attende due rialzi nel 2022, tre nel 2023 e quattro nel 2024. In ogni caso, la proiezione del tasso terminale a lungo termine rimane al 2,5%.
Come si muoverà il cambio euro dollaro
Passando poi al Forex, il dollaro e l’euro rimangono in un delicato equilibrio che dipenderà evidentemente anche dalle mosse delle banche centrali. “L’impatto di questi incontri sul mercato dei cambi dipende, come al solito, da quanto le decisioni della banca centrale differiscano dal consenso del mercato“, spiegano da Unicredit.
“Dopotutto, il rimbalzo del cambio euro-dollaro verso 1,13, dopo un calo iniziale a 1,122, suggerisce che le reazioni del mercato potrebbero rimanere limitate se le banche centrali soddisfano per lo più le aspettative del mercato. C’è, quindi, spazio per un ulteriore calo del cross euro-dollaro, ma ancora a un ritmo lento. Ci si aspetta che la Bce usi di nuovo toni da colomba, fatto che potrebbe avere ancora un impatto negativo sulla valuta comunitaria dopo che la Fed ha accelerato il suo programma di tapering e reso più rigoroso il ciclo di rialzo dei tassi. Sicuramente un retest del minimo di 1,1184 toccato a novembre rimane abbastanza improbabile“, si legge ancora nella nota.
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