Il cambio EUR/USD sta testando i minimi vicino a 1,1850. Una discesa che sembra essere anche il frutto delle recenti dichiarazioni della presidente della BCE, Lagarde, che ancora una volta ha versato acqua fredda sulle aspettative hawkish degli analisti. Il dollaro USA sta dunque rimbalzando in un clima di mercato tendenzialmente cauto, in vista dei dati critici sull’inflazione statunitense e dell’analisi sull’evoluzione delle varianti Covid.
Dunque, il cambio euro/dollaro sta per il momento beneficiando di uno slancio al rialzo sul grafico a quattro ore, scambiando sopra la media mobile semplice a 50. La prima resistenza di un certo livello attende ora a 1.1880, un tetto che ha respinto più volte la coppia negli ultimi giorni. Superata questa soglia, il cambio potrebbe puntare verso quota 1,1895 e, dopo, verso le altre resistenze poste a 1,1945 e 1,1975. Il supporto è di contro posto a quota 1,1825, che ha fornito sostegno alla fine della settimana scorsa, e poi a 1,1805, un minimo dell’inizio della settimana. Il prossimo livello di supporto chiave è il minimo mensile di 1,1781.
Ciò premesso, in queste ore il focus sugli scambi è determinato dal report sull’indice dei prezzi al consumo statunitense di giugno, che potrebbe togliere ossigeno al dollaro, almeno nel breve termine. Il calendario economico indica infatti un altro mese di alta inflazione, il 4,9% per l’headline e il 4% per il Core CPI, con quest’ultimo in un aumento rispetto al 3,8% di maggio. Gli investitori hanno iniziato a temere che questi aumenti non siano solo effetti di base (ovvero, grandi cambiamenti dovuti alla debolezza dello stesso periodo dell’anno scorso) ma a qualcosa di più persistente che potrebbe portare a tassi di interesse più alti.
Un altro fattore che ha spinto i prezzi più in alto è stata la rapida riapertura, causando colli di bottiglia e problemi di catena di approvvigionamento che potrebbero trasformarsi da “transitori” a lungo termine. L’esempio più lampante è nel settore delle auto, che soffre di una oramai consolidata carenza di chip.
Se i dati sull’inflazione dovessero davvero mancare le stime, tuttavia, la Federal Reserve potrebbe avere un po’ di respiro – spingendo indietro i tempi del tapering del programma di acquisto di obbligazioni della banca.
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