Fino a pochi mesi fa la parola “de-dollarizzazione” faceva pensare a scenari improbabili o addirittura a mere ipotesi da laboratorio. La realtà di oggi è che con la de-dollarizzazione siamo tutti chiamati a fare i conti ma, soprattutto, sono chiamati a fare i conti tutti quei traders che investono sul cambio Euro Dollaro attraverso il CFD Trading.

Insomma la de-dollarizzazione si è trasformata da ipotesi a realtà con cui fare i conti anche nella definizione delle proprie strategie trading. 

In questo post l’attenzione sarà rivolta a come fare trading nella fase di de-dollarizzazione. Prima di scendere nel dettaglio, ricordo che per imparare a fare Forex Trading puoi usare il conto demo che broker autorizzati come ad esempio eToro (leggi qui la recensione) ti offrono gratuitamente. Attivando il conto demo eToro avrai subito 100.000 euro virtuali per imparare a fare trading sul cambio Euro Dollaro attraverso i CFD.

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A parlare di trend di de-dollarizzazione in atto è stato Robbie Boukhoufane, Fixed Income Portfolio Manager, Schroders. Secondo l’analista quelli appena trascorsi sono stati mesi molto turbolenti per i mercati. In questo contesto non semplice il dollaro ha avuto un ruolo centrale. 

Ripercorrendo la storia recente dall’andamento del cross EURUSD, dopo il crollo dei mercati registrato a marzo, la volatilità sul cambio Euro Dollaro ha registrato un aumento del 10 per cento in appena 10 giorni. Tutto questo è avvenuto in scia alla volontà delle istituzioni globali di procedere con un aumento delle riserve di dollari.

Da quel momento, però, il trend è completamente cambiato. La quotazione del Dollaro, infatti, ha perso circa il 10 per cento dal picco raggiunto a marzo. A questo punto è altamente probabile che dopo oscillazioni di prezzo così forti, si possano aprire le porte ad un periodo di consolidamento. Nel caso in cui la pandemia di coronavirus dovesse rafforzarsi nei mesi invernali, allora il Dollaro potrebbe crescere. 

L’opinione degli esperti è che il ribasso registrato dal dollaro a partire da marzo possa essere solo l’inizio di un trend discendente nel medio e lungo termine. 

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Secondo gli esperti la recente debolezza del dollaro può essere un effetto delle politiche di supporto intraprese dalle banche centrali e capaci di determinare un miglioramento del quadro macro. Anche la forte abbondanza di liquidità spiega l’indebolimento del dollaro. 

Alla luce delle incertezze persistenti e della difficoltà della ripresa, banche centrali e governi sono concordi nel ritenere che le politiche fiscali espansive e politiche monetarie ultra accomodanti sono,  questo punto, diventate essenziali. 

Secondo Schroders, è probabile che il Recovery Fund possa causare dei miglioramenti nella crescita dell’Europa. Al di là dei dettagli economici, infatti, il piano è manifestazioone di una forte volontà politica di dare supporto al progetto europeo e comunque rappresenta un passo in avanti molto imporrante verso una vera unione economica.

Per gli esperti, un’integrazione più stretta, rende l’Europa un’alternativa a minor rischio o più safe haven nel confronto con gli Usa. Anche il fatto che il Recovery Fund contenga investimenti in digitalizzazione ed economia green può essere un elemento di supporto alla crescita della produttività in Europa nel lungo termine. 

Mentre l’Europa si avvia su questo binario, gli Stati Uniti sono invece alle prese con l’incertezza creata dalle imminenti elezioni presenziali Usa. Il voto potrebbe avere degli effetti negativi sia per il dollaro che per gli asset americani:

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Investire sul cambio Eur/Usd: 4 elementi da monitorare

Per gli analisti sono 4 i fattori essenziali da tenere d’occhio per definire l’outlook del dollaro. Le 4 voci sono: finanziamenti, tassi di interesse, performance degli asset Usa e bilancio della Federal Reserve. 

Questi 4 elementi sono da tenere in debita considerazione prima di impostare ogni strategia trading sul cross Eur/Usd attraverso i Contratti per Differenza (qui il link ufficiale al sito eToro per prendere la demo).

  1. Finanziamenti: il rally del dollaro è stato un effetto dell’incremento di passività in dollari di banche non-Usa già dopo la crisi del 2008. La Federal Reserve è scesa in campo per evitare che possa nuovamente succedere una stretta sul dollaro.
  2. Tassi di interesse: i differenziali tra i tassi son o ai minimi soprattutto dopo la decisione delle banche centrali di riportare il costo del denaro verso lo zero. La verità è che oggi il Dollaro non ha più alcun   vantaggio in termini di rendimento. E’ davvero finito un trend che era durato anni.
  3. Prestazioni degli asset americani: per anni gli investitori hanno privilegiato gli asset Usa. La forte crescita degli utili societari e il rally del PIL degli Stati Uniti hanno supportato queste scelte. Fino a non  molto tempo fa molti investitori hanno acquistato asset in dollari perchè attratti sia dai rendimenti che dalla crescita ell’economia Usa. Per gli analisti questo trend è ora finito.
  4. Bilancio FED: nel corso del quarto trimestre i bilanci delle banche centrali dei G4 hanno messo a segno un incremento 5.700 miliardi da febbraio, valore che è pari a circa il 16 per cento del Pil combinato dei Paesi del G4. L’impegno della FED ad acquistare bond societari e ad incrementare l’acquisto dei Treasury ha determinato una forte compressione della volatilità. Questo scenario, solitamente, spiana la strada ad un dollaro più debole e richiede opportune strategie trading per operare sulla coppia Eur/Usd (qui la demo ufficiale eToro)

Un’ultima indicazione: dalla Federal Reserve è arrivato l’annuncio della modifica del framework per permettere all’economia di scaldarsi. Se la banca centrale americana sarà la sola ad adottare un simile strategia, è possibile che il dollaro possa subire un ulteriore indebolimento. 

In conclusione gli esperti ritengono che la tendenza del dollaro sul lungo termine sarà frutto della rapidità con cui si avrà una de-dollarizzazione. In tal senso il discriminante principale sarà la velocità con cui altre valute in grado di fungere da riserva saranno capaci di imporsi. 

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