L’ultimo annuncio del numero 1 della Federal Reserve, Jerome Powell, non è clamoroso. Tuttavia, non è nemmeno sottovalutabile o marginale, considerato che dopo 8 anni, la Banca centrale statunitense ha scelto di cambiare la propria guidance, ovvero la propria linea guida di orientamento per la politica monetaria, portando in secondo piano il proprio mantra del raggiungimento (ma non superamento) di un livello del 2% dell’inflazione.
Il cambiamento in atto apre nuovi scenari.
Ricordiamo infatti che in un contesto come quello odierno è molto difficile che l’inflazione possa ripartire senza adeguati stimoli monetari. E che in un contesto come quello odierno la deflazione sarebbe un pericolo da evitare, considerato che potrebbe rallentare ulteriormente i consumi finendo con l’avviare un circolo vizioso dal quale sarebbe molto difficile uscire.
Chiarito quanto sopra, il nuovo scenario che la Fed sta cercando di dipingere sembra suggerire che non ci sarà alcun rialzo dei tassi, anche se l’occupazione USA dovesse tornare ai suoi massimi storici. Considerato che tutto ciò è stato detto (quasi) apertamente, significa che la Fed sta finalmente rompendo gli indugi, andando anche a tollerare delle condizioni che un tempo sarebbero state campanello d’allarme per le proprie strette.
Probabilmente quello che vuole fare la Fed oggi è cercare di alimentare maggiori aspettative di inflazione, al fine di stimolare i consumi.
Se così fosse (e, probabilmente, così è), a beneficiarne potrebbero essere i mercati azionari, anche se per il momento è evidentemente prematuro cercare di fornire qualsiasi tipo di stima in materia. Anche perché, a ben vedere, i mercati saranno altresì impegnati a monitorare altre metriche, come la curva dei tassi.
In tal proposito, il controllo della curva, che avverrà ancora con l’acquisto dei bond, potrà spingere il deprezzamento del dollaro, la cui debolezza potrebbe essere un modo utile per poter “importare” della inflazione. Dunque, da qui fino alle elezioni USA è possibile che il dollaro rimarrà debole, salvo temporanee fasi di ritracciamento se i contagi Covid-19 in area euro fossero più pronunciati delle attese.
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