Nella giornata di ieri l’Eurogruppo non ha trovato un accordo utile per poter offrire una risposta omogenea e coordinata contro i gravi effetti economici del coronavirus. Pochi, comunque, scommettevano sulla possibilità di siglare un’intesa già in così breve tempo e, dunque, il mercato non dovrebbe risentire lungamente di tale esito. Intanto, peraltro, la Banca centrale europea ha annunciato un allentamento transitorio delle garanzie per poter favorire l’offerta di credito all’economia del Continente.

In questo scenario, il dollaro ha parzialmente corretto al ridimensionarsi dell’avversione al rischio. Il merito è dei primi segnali di rallentamento della diffusione dell’epidemia da coronavirus, soprattutto in Europa, grazie alle drastiche misure di contenimento adottate.

Naturalmente, è presto per abbassare la guardia e, in tal senso, l’OMS è particolarmente categorica. Ne è dimostrazione il fatto che il movimento ribassista del dollaro è già finito, con il dollaro USA che ha già recuperato una parte del calo riscontrato nella giornata di ieri.

Insomma, sul cambio euro dollaro è possibile che si possa formare uno scenario di lateralità, con movimenti privi di direzionalità precisa.

Per quanto riguarda le altre valute, rileviamo come lo yen ieri abbia tratto beneficio dalla flessione del dollaro, ma meno dell’euro. E’ piuttosto evidente che sulla valuta giapponese stia pensando la dichiarazione dello stato di emergenza di un mese per alcune delle principali regioni del Paese (tra cui quella di Tokyo). Considerato che l’area oggetto di restrizioni è una parte fondamentale del Pil giapponese, la contrazione della produzione interna dovrebbe essere rilevante anche per il secondo trimestre.

Il governo giapponese dinanzi a tale situazione ha scelto di approntare uno stimolo fiscale particolarmente consistente, pari a oltre 100 mila miliardi di yen (circa il 20% del Pil giapponese).

Dal canto suo, anche la sterlina britannica ha tratto beneficio dalla flessione del dollaro, in maniera simile a quanto ha fatto l’euro. C’è tuttavia una situazione molto incerta, e gli sviluppi domestici, tra cui anche le condizioni di salute del premier Boris Johnson, potrebbero essere determinanti per poter orientare il cambio sul breve termine.

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