L’epidemia di coronavirus si aggrava e, con essa, anche i timori degli investitori italiani ed europei, che penalizzano i listini azionari e premiano, invece, alcuni asset considerati safe haven in tempi di particolare incertezza e difficoltà come quelli attuali.
E così, mentre in tutto il mondo la maggior parte delle asset class affanna sotto i colpi di una condizione impensabile fino a pochi mesi fa, chi ha investito sullo yen può oggi celebrare dei rendimenti particolarmente interessanti: la valuta giapponese è cresciuta di oltre il 5% nelle ultime settimane e, secondo diversi analisti, pur essendo meno in vista dell’oro in qualità di bene rifugio, potrebbe crescere ancora nelle prossime.
Ma per quale motivo la valuta giapponese è considerata un safe haven sul Forex? Perché, almeno per il momento, un investimento sullo yen potrebbe risultare di convenienza?
Un bene rifugio… un po’ meno “safe” del passato
Iniziamo con il rammentare che, storicamente, lo yen è sempre stato considerato il principale rifugio in climi di avversione al rischio per coloro che vogliono investire sul Forex. Certo, ci sono alternative altrettanto apprezzabili (per esempio, il franco svizzero), ma è indubbio che la valuta nipponica abbia sempre giocato un ruolo di maggiore favore per chi vuole accomodare i propri investimenti in una cassetta di sicurezza (virtuale) in climi di crescente risk adversion.
È anche vero che, rispetto al passato, la valuta giapponese ha un po’ perso le sue principali caratteristiche di bene rifugio. E, soprattutto, le ha perse quando la Bank of Japan, l’istituto monetario centrale del Giappone, ha intensificato la propria politica espansiva, acquistando anche Etf azionari al fine di depauperare il valore della propria moneta.
Anche al netto di tale atteggiamento, però, non vi sono dubbi: quando le cose si mettono male, i trader sul Forex investono sullo yen in misura più convinta.
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Il ruolo della Banca del Giappone
Sulla funzione di safe haven valutario dello yen incide tuttavia la policy della Banca del Giappone, che ha cercato in più occasioni di rendere la propria valuta più economica, rendendo così più conveniente finanziarsi e investire in aree valutarie dove altri asset come azioni e obbligazioni sono più redditizie.
Un simile meccanismo comporta un indebolimento dello yen, che viene ceduto per poter acquistare attività finanziarie in valuta estera. Negli ultimi tempi, poi, il meccanismo è stato addirittura incentivato dal fatto che la Bank of Japan sta comprando non solamente obbligazioni, ma anche azioni (tramite Etf).
Come ricordava un recente approfondimento de Il Sole 24 Ore, il bilancio della Boj, in conseguenza di ciò, è cresciuto a 4,3 trilioni di dollari, con una proporzione rispetto al Pil nazionale che è pari a 4 volte quello della Federal Reserve, la banca centrale statunitense. Il coronavirus, e l’avversione al rischio che è scaturita, ha però fatto ancora meglio, dimostrandosi più forte di questi fattori contenitivi.
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E ora? Investire sullo yen conviene?
Lecito dunque domandarsi che cosa potrebbe accadere ora allo yen.
Sicuramente, il taglio dei tassi effettuato a sorpresa dalla Fed, e le sempre più insistenti voci che invitano le banche centrali a coordinarsi per poter contrastare i drammatici danni economici dell’economia, rendono improbabile una riduzione della policy monetaria espansiva della banca giapponese.
Dunque, nel breve periodo è possibile che lo yen continui a rafforzarsi, sulla crescente paura dei mercati nei confronti del coronavirus. Tuttavia, nel medio termine lo yen potrebbe indebolirsi proprio come conseguenza dell’azione delle banche centrali.
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