Secondo quanto afferma l’economista capo della CLSA, Eric Fishwick, le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina sono destinate a generare un effetto piuttosto pesante nei confronti del cambio, tanto che lo yuan dovrebbe raggiungere circa 7,3 unità per dollaro entro la fine dell’anno.
Alla CNBC Fishwick ha precisato che “osservando al modo in cui la valuta viene negoziato, è chiaramente dimostrabile che viene fruita come mezzo per compensare gli effetti delle tariffe. Dunque, lo yuan può indebolirsi ogni volta che gli Stati Uniti aumentano le tensioni” – ha dichiarato, per poi condividere di ritenere che “le forze che stanno spingendo lo yuan più in basso sono ancora in atto“.
Ricordiamo come già il mese scorso la valuta cinese è stata in grado di indebolirsi oltre il livello – psicologicamente importante – di 7 unità contro il biglietto verde. Uno yuan più debole renderebbe le esportazioni cinesi relativamente più economiche sui mercati internazionali e… tutto ciò a Washington non sfugge, considerato che più volte gli Stati Uniti hanno accusato Pechino di mantenere la sua valuta più debole proprio per poter ottenere un vantaggio commerciale rispetto ai suoi concorrenti.
Dall’anno scorso, le due maggiori economie mondiali hanno imposto prelievi su miliardi di dollari di merci nei confronti delle controparti, in una escalation di tensioni che ha influenzato i mercati internazionali e ha rallentato le prospettive di crescita globale. Nuovi dazi supplementari da parte degli USA entreranno in vigore il 1° ottobre e il 15 dicembre.
Per quanto poi attiene il 2020, Fishwick afferma che lo yuan potrebbe ritrovare un po’ di forza a causa delle prospettive di indebolimento del dollaro: l’economia statunitense sta rallentando ulteriormente, e il trend dovrebbe proseguire man mano che gli effetti dei precedenti tagli fiscali svaniscono.
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