Negli Stati Uniti è oggi in uscita l’attesa seconda stima del PIL del 1° trimestre. Stando a quanto afferma la maggioranza degli analisti, il dato dovrebbe registrare una variazione del 3,3% su base trimestrale annualizzato, in lieve accelerazione rispetto al + 3,2% frutto della stima advance, con un maggiore contributo delle scorte, e con aumenti invariati per le componenti della domanda domestica finale.
Risulta altresì evidente come la dinamica complessiva del 2° trimestre possa risultare decisamente più debole, con un avanzamento del +1,5% su base trimestrale annualizzata, per via della correzione del contributo delle scorte e del canale estero.
Successivamente, verrà condivisa la nuova stima preliminare del deficit della bilancia commerciale aggiornata al mese di aprile: gli analisti prevedono in tal senso un allargamento del gap negativo a – 73,5 miliardi di dollari, contro i -71,4 miliardi di dollari di marzo. Ad ogni modo, i dati aggiornati al mese di aprile non dovrebbero risentire eccessivamente del deterioramento delle tensioni tra Stati Uniti e Cina. Di contro, nel mese di aprile è possibile che si riscontri un incremento modesto delle importazioni a fronte di un calo dell’export, spinto anche dalla componente trasporti.
Per quanto attiene l’area euro, oggi è in uscita il dato dell’inflazione spagnola. La rilevazione – sostengono gli osservatori – dovrebbe retrocedere all’1,3%, contro un precedente 1,5% sulla misura nazionale, e all’1,4%, contro l’1,6% sull’indice armonizzato. I prezzi al consumo nel mese dovrebbero essere sostenuti dal rialzo del capitolo energia e da un modesto aumento dei prezzi interni.
Vedremo dunque se i dati genereranno o meno degli impatti sul cambio euro dollaro. Difficilmente eventuali sorprese positive o negative in questi dati macro potranno modificare gli attuali equilibri, con riferimento ai cross con cui si è chiusa la giornata di ieri.
Ricordiamo in tal proposito che l’euro ha ceduto lo 0,3% contro il dollaro statunitense, sulla scia dell’aumento sorprendente della disoccupazione della Germania, passata dal 4,9% al 5,0%. Anche se l’istituto nazionale di statistica tedesco ha spiegato che l’incremento è dovuto a una revisione statistica, e dunque non dovrebbe essere il frutto di un deterioramento effettivo, la conseguenza in termini di immagine e di fiducia non è certamente stata favorevole.
A pesare è stato anche l’annuncio da parte della Commissione europea del rischio dell’apertura di una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia, che ha tempo fino a domani per poter spiegare per quale motivo si sta allontanando così tanto dalle “promesse”. Un nuovo peggioramento dei rapporti tra Roma e Bruxelles che sta intimorendo i mercati, anche se per il momento non ha avuto ripercussioni troppo significative sugli spread. Le cose potrebbero però cambiare la settimana prossima, soprattutto se il tenore della risposta del ministro Tria dovesse risultare talmente poco convincente da determinare dei riscontri infastiditi da parte di Bruxelles, anche per vie informali.
Vedremo dunque che cosa accadrà nei prossimi giorni su questo nuovo fronte di tensione europea.
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