Nella sua ultima nota, Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS VW Italy, ha compiuto un interessante approfondimento sull’esistenza di politiche economiche divergenti da parte delle principali aree, domandandosi così quali siano i riflessi per le principali valute.
Nel suo commento, infatti, l’esperto sottolinea come le principali aree economiche stiano procedendo con politiche fiscali e monetarie molto diverse e non coordinate, come invece avveniva in passato. Si pensi agli Stati Uniti, che hanno alzato i tassi di interesse di riferimento in un contesto in cui la riforma fiscale aumenta il deficit di bilancio federale, o al fatto che l’Eurozona sta mantenendo una forte disciplina dei budget pubblici, senza però uscire con decisione da politiche monetarie espansive, o ancora alla conferma, da parte del Giappone, di politiche espansive su più fronti.
Per quanto concerne i riflessi sulle valute, il cambio euro dollaro sta subendo l’influenza della debolezza dell’economia europea e delle imminenti elezioni. È anche vero, però, che gli ultimi dati economici stanno suggerendo una stabilizzazione nel vecchio Continente, e che la nuova leadership europea potrebbe avere un approccio meno espansivo, favorendo il rafforzamento della valuta unica. Considerato comunque il mantenimento di un evidente elevato livello di incertezza, è possibile che a breve termine il dollaro USA possa rimanere ben sostenuto.
Strategicamente, l’esperto ricorda che in chiave difensiva mantiene un sovrappeso sullo yen giapponese: a causa dei suoi tassi di interesse bassi e prevedibili, lo yen è dunque valuta di riferimento di molti speculatori per finanziarie posizioni su altre piazze finanziarie. In fasi di volatilità delle borse, le posizioni suddette vengono chiuse, rammenta ancora l’analista, e gli investitori si trovano a dover ricomprare yen per ripagare i finanziamenti precedentemente utilizzati, facendone salire le quotazioni.
In ambito europeo, il franco svizzero continua a beneficiare dell’incertezza politica, anche se – si commenta ulteriormente – i recenti segnali di stabilizzazione dell’economia dell’area euro farebbero pensare che l’uscita da politiche monetarie espansive sia più rapida per la BCE che per la Banca Nazionale Svizzera, che dovrà mantenere qualche mese di ritardo, facendo favorire l’euro sul franco.
Si rimane infine più positivi, commenta ancora Ramenghi, sulla corona norvegese. L’economia del Paese cresce del 2,5%, l’inflazione viaggia su livelli simili, e la Norges Bank potrebbe annunciare un aumento dei tassi entro la fine dell’anno.
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