Nella giornata di ieri il dollaro si è ulteriormente rafforzato nei confronti delle principali valute controparte, in un contesto di generale flessione degli indici azionari e di prese di beneficio sul petrolio.
Ne è conseguito che l’euro ha toccato un minimo a 1,1205, per poi ritoccare nelle ore più vicine lo stesso livello. D’altronde, le indagini di fiducia per cui c’erano discrete attese non stanno andando nel verso “giusto”, alimentando nuovi dubbi sui potenziali scenari di ripresa. A peggiorare il tutto c’è ancora l’Italia, che è nuovamente al centro delle attenzioni degli analisti (e non solo) per la sua dinamica del debito, crescente, in contrasto con altri Paesi dell’Eurozona, dalla Francia alla Grecia. Le tensioni nel governo hanno fatto il resto.
Sempre in Europea, evidenziamo come il rischio politico stia tornando a pesare sulla sterlina. Nella giornata di ieri si è infatti accentuata la voce di una pressione del partito conservare per poter indurre Theresa May ad abbandonare la propria poltrona. La premier vorrebbe evitare ciò mediante una mano che sarebbe piuttosto rischiosa – afferma il Financial Times – ovvero la messa al voto, la settimana prossima, di una proposta di legge che possa implementare l’accordo di recesso. Insomma, si punta sul fatto che i conservatori vogliano votare a favore per evitare le elezioni europee, un appuntamento che rischia di tramutarsi in una vera e propria disfatta per il partito…
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