Il dollaro statunitense è in calo per il secondo giorno consecutivo, quale presumibile conseguenza (almeno, parziale) del fatto che Washington sta minacciando di imporre dazi su una serie di prodotti dell’Unione Europea, quale strumento di ritorsione contro i sussidi europei al settore aereo.
Come precisa una nota di Reuters, la minaccia dei dazi al momento non è sembrata generare un impatto sull’euro, se non marginale, ma gli analisti dubitano comunque che possa durare. Commerzbank, in tale ambito, ha chiarito che sebbene tali tariffe potrebbero avere un impatto limitato sull’economia reale nel suo complesso, hanno la “colpa” (o il merito, a seconda della vostra visione) di giungere in un brutto momento, con l’economia dell’area euro che sta già rallentando il passo.
Sul fronte della sterlina, la valuta britannica si muove verso quota 1,31 dollari. L’attenzione è tutta per l’incontro che Theresa May avrà con la cancelliera tedesca Merkel e con il francese Macron, nel tentativo di trovare un supporto in vista del meeting europeo di domani, in cui cercherà di conquistare un rinvio per l’addio di Londra dall’UE oltre il 12 aprile.
Concludiamo con un breve cenno sul rialzo in corso per il dollaro australiano e per il dollaro canadese, supportati dalla crescita delle quotazioni del petrolio, ai massimi degli ultimi cinque mesi, a supporto delle valute legate alle materie prime.
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