Dopo il FOMC di marzo, che abbiamo largamente commentato anche nelle ultime ore, i livelli di volatilità sono stati ricondotti in una condizione di “normalità” sui mercati valutari, con l’indice del dollaro che a ha recuperato parzialmente dopo la brusca correzione a margine della riunione del comitato di politica monetaria e dopo la conferenza stampa del suo timoniere, Powell. L’euro ha dunque ceduto lo 0,5%, permettendo al cambio euro dollaro di riequilibrarsi, assorbendo quasi totalmente le variazioni degli scorsi giorni.

Più interessante sembra dunque essere commentare quanto sta accadendo sul fronte Brexit, con il Consiglio Europeo che ha offerto al Regno Unito una mini proroga per il periodo di negoziazioni: Londra avrà tempo fino al 22 maggio in caso di approvazione dell’accordo (da effettuarsi la prossima settimana) e fino al 12 aprile in caso di bocciatura (probabile) a Westminster.

Insomma, entro le nuove scadenze il governo e il parlamento britannici dovranno scegliere tra:

  • approvazione dell’accordo,
  • uscita senza accordo,
  • richiesta di lunga estensione dei negoziati (circa 9-15 mesi),
  • revoca dell’art. 50.

Difficile cercare di capire che cosa potrebbe realmente accadere, anche se sembra molto probabile che si possa procedere a un no deal o a una richiesta di lunga estensione dei negoziati. Questa seconda strada, però, richiederebbe sostanzialmente alla prima ministra May le dimissioni, con un cambiamento profondo dello scenario politico con cui Bruxelles dovrà poi confrontarsi. La sterlina ha evidentemente risentito di tutto ciò, cedendo lo 0,6% contro dollaro e lo 0,3% contro euro.

Spostiamoci infine in Asia, dove il dato di inflazione in Giappone, aggiornato al mese di febbraio, ha mostrato un rallentamento marginale, con indice core a + 0,7% a/a da + 0,8% a/a rilevato nel mese di gennaio, e l’indice core-core a + 0,4%. Le stime degli analisti sono di un ulteriore rallentamento della dinamica dei prezzi nel corso dell’anno.

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