La riunione FOMC di marzo ha posto fine alla crescita dell’indice del dollaro, con un’inversione di oltre mezzo punto sul paniere di riferimento. La ragione ci sembra abbastanza semplice: il braccio di politica monetaria della FED ha infatti dichiarato che per il 2019 il ciclo di rialzo dei tassi è concluso, e che per il 2020 si verificherà un solo rialzo dei tassi.
Insomma, se già il messaggio elaborato nel mese di gennaio era stato forte, con la riunione di ieri la forza si è ulteriormente confermata e potenziata. Le revisioni alle stime macroeconomiche e dei tassi, vedono l’inflazione impossibilità a reagire alla riduzione di risorse sottoutilizzate, e il tasso neutrale reale di più lungo termine sempre più basso.
In questo scenario, l’euro ne ha approfittato per rafforzarsi dello 0,6% contro il biglietto verde, risalendo sopra la media mobile a 20 giorni. Anche lo yen ha guadagnato terreno contro il dollaro, portandosi a 110,45, mentre la sterlina ha ceduto 0,4% contro dollaro, dopo il discorso di Theresa May nel quale il Regno Unito anticipa che domanderà una difficile dilazione della data di uscita per cercare di far approvare la proposta di accordo dalla Camera di Comuni.
Difficile, dicevamo: per ottenere la proroga è infatti necessario che tutti i 27 Paesi membri siano d’accordo, ma alcuni (come la Francia) hanno già fatto sapere che senza sostanziali atti che concretizzeranno la possibilità di approvazione, la dilazione sarà molto limitata, e comunque non oltre il 23 maggio, data di inizio delle elezioni europee. Lo scenario centrale è quindi quello di no deal exit.
Per quanto attiene l’analisi tecnica sulla coppia EUR/USD, è possibile che l’euro possa godere di una price action positiva per le prossime ore, anche se dovrà affrontare una resistenza la rialzo intorno a 1,1460 e, più in là, a 1,1520. Le pressioni esercitate in seno alla Brexit potrebbero infatti limitare ulteriori rialzi.
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