In risposta alla contestazione sulla liceità dei voti reiterati sulla stessa materia, nel Regno Unito il presidente della Camera dei Comuni ha espresso il proprio rifiuto di sottoporre ancora al voto l’accordo con l’UE senza modifiche sostanziali.

Una chiusura che ora restringe – e non poco – il percorso che Theresa May dovrà effettuare per poter far accettare l’intesa al Parlamento entro la fine della settimana. Un’operazione che già alla vigilia delle dichiarazioni del presidente della Camera sembrava essere molto ardua, e che adesso è ancora più in salita. Dunque, che accadrà sul fronte Brexit?

A nostro giudizio, lo scenario più probabile è che la May domandi al Consiglio Europeo del 21-22 marzo una proroga dei termini. Il problema è che questa richiesta dovrà essere effettuata più o meno al buio, visto e considerato che non ci sono colloqui sostanziali e concreti con le opposizioni per definire un percorso alternativo. Insomma, non certo il contesto ideale per poter ottenere la concessione di un breve periodo di tempo utile a trovare una nuova intesa, considerato che Bruxelles difficilmente erogherà una proroga oltre i 2 mesi, in un contesto in cui non è chiaro non solo come potrebbe essere usato questo periodo di proroga, né se la controparte delle negoziazioni sarà la May, uscita fortemente indebolita dal caos di queste settimane.

In tutto ciò, ieri la sterlina ha però ceduto solo marginalmente contro il dollaro, rimanendo sopra la media mobile a 200 giorni. Contro euro si è indebolita lievemente, ma con un sostegno rimasto solido a 0,85.

Nella giornata di oggi, invece, la sterlina si è stabilizzata e, anzi, ha cercato di guadagnare terreno contro il dollaro, muovendosi in area 1,33. Giornata poco movimentata anche per l’euro, con la moneta unica che sta passando di mano a 1,1345 dollari e a 126,25 yen.

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