L’euro ha chiuso la scorsa settimana con una posizione sostanzialmente invariata contro il dollaro, intorno a 1,1329, chiudendo così una serie di sessioni particolarmente interessanti per l’economia dell’eurozona, con dati macro più positivi del previsto, in grado di porre (forse) le basi per una possibile inversione del ciclo economico negativo. Dal canto proprio, i dati americani sono invece stati più deboli del previsto, segnalando che probabilmente l’economia a stelle e strisce sta mostrando i primi sintomi di un concreto rallentamento.

Rammentiamo che nel corso del suo ultimo meeting il board della BCE abbia annunciato nuove aste di liquidità (TLTRO III), con maturity a due anni, posticipando poi a fine anno – invece che dalla fine dell’estate – il primo rialzo dei tassi di interesse di riferimento. Una decisione che ha sorpreso buona parte degli analisti, ma non di quegli osservatori che invece erano consapevoli che l’istituto di Francoforte avrebbe deliberato un simile approccio, visto e considerato il rallentamento della crescita dell’eurozona, e il permanere dell’inflazione ben distante dal target del 2,0%. In tale ambito, gli ultimi dati suggeriscono come il CPI sia cresciuto del + 1,5% a febbraio, su base annua, contro il precedente + 1,4%, mentre l’inflazione core è passata dal + 1,1% al + 1,0%.

Dall’altra parte dell’Atlantico la Fed ha incrementato i tassi di interesse di 25 punti base nel meeting FOMC del 19 dicembre e, per quest’anno, gli aumenti dovrebbero essere limitati a un solo ritocco verso l’altro. Niente è però certo, soprattutto dopo la pubblicazione degli ultimi dati macro, che hanno mostrato una contrazione delle vendite al dettaglio e un mercato del lavoro che inizia a rallentare.

Sotto il profilo dell’analisi tecnica, evidenziamo come nella giornata di venerdì il cambio EUR/USD abbia tentato un recupero, ma non è riuscito a superare quota 1,1345. Gli analisti ritengono che prima di iniziare una risalita più significativa, sarà probabilmente necessario affrontare una fase laterale di riaccumulazione. Gli ostacoli tecnici sono attualmente fissati a 1,1370 e successivamente a 1,1400. Solamente il ritorno sopra quota 1,1410 – 1,1420 potrebbe però fornire ai mercati una chiara dimostrazione di forza. In opposto, un segnale ribassista dovrebbe manifestarsi solamente con la rottura di 1,1180 – 1,1175.

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