L’inversione della curva dei rendimenti? Secondo Rafael Bostic, CEO della Fed di Atlanta, non sarebbe un grosso problema. Come ricorda un recente focus condotto da Forbes citando le parole di Esther George della Federal Reserve Bank di Kansas City, sarebbero di fatti in arrivo altri due rialzi dei tassi. Ma perché sempre più analisti si stanno occupando di capire come si evolverà il dollaro nei prossimi mesi?
Un dollaro forte – come noto – è un ostacolo per qualsiasi Paese esportatore di materie prime, perché di solito significa prezzi delle materie prime più bassi. Un dollaro forte è inoltre sempre negativo per le valute dei mercati emergenti, poiché in questo caso il dollaro può flettere maggiormente i suoi muscoli, al contrario di quanto invece può avvenire in Europa e in Giappone. Ma è negativo per altre questioni, incluso il pagamento di debiti denominati in dollari.
Bostic ha menzionato come la minaccia delle guerre commerciali abbia sottovalutato il forte scenario del dollaro e ulteriori rialzi dei tassi, ma non ha menzionato le parole “mercati emergenti”, la Cina o la Turchia, la cui valuta è stata schiacciata quest’anno, in calo di oltre il 60% rispetto al dollaro. Il peso argentino è andato anche peggio, in calo del 63% quest’anno. Neanche il real brasiliano va troppo bene: ha perso circa il 25%, anche se questo ha più a che fare con il rischio politico associato alle elezioni imminenti rispetto che alla Fed. Il rublo russo è invece in calo del 18%. Il Rand sudafricano è in calo del 16,2%. La rupia indiana è scesa di circa il 10% quest’anno rispetto al dollaro.
Forbes rammenta poi come Brad Setser, del Council on Foreign Relations, noto esperto dei flussi della bilancia dei pagamenti, abbia rilevato come questa settimana il deficit di bilancio della Turchia sia di circa il 3% del PIL e che il debito fiscale è pari al 30% del PIL. Setser ritiene che l’enfasi per quanto riguarda la Turchia e il dollaro forte dovrebbe interessare le banche della Turchia e il loro ampio stock di debito denominato in dollari. Queste banche sono la ragione principale per cui la crisi valutaria della Turchia potrebbe trasformarsi in una crisi di finanziamento che lascerebbe la Turchia senza sufficienti riserve in valuta estera per pagare i propri debiti.
“La questione è che le banche della Turchia hanno uno squilibrio di maturity… e inizieranno a contabilizzare rapidamente le perdite se i tassi di interesse interni saliranno troppo in alto2, afferma Neil MacKinnon, economista senior di VTB Capital a Londra. “Dal punto di vista del bilancio, il rischio di una corsa al finanziamento in valuta estera delle banche pone vulnerabilità molto più grandi delle esigenze di finanziamento del governo” – dice ancora.
Dall’altra parte del mondo, il presidente dell’Argentina Mauricio Macri si è recato di recente a New York per convincere Wall Street che il suo governo non sarebbe andato in default. Gran parte della debolezza della valuta non ha nulla a che fare con il dollaro, sebbene un dollaro forte non aiuti le cose.
E per il futuro? “Pensiamo che il dollaro abbia avuto una buona ripresa, ma pensiamo che sia al culmine”, dice Rob Williams, amministratore delegato di Sage Advisory, una società di consulenza finanziaria di 13 miliardi di dollari con sede a Austin. “Il dollaro si indebolirà andando verso i midterms a causa del rischio politico”, dice. “Il lungo termine della curva non ha molto spazio per salire, e crediamo di essere vicini alla fine del ciclo della Fed, mentre altre parti del mondo stanno iniziando a salire e scendere”, afferma Williams.
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