un laptop acceso su una scrivania

Il concetto di smart working ha dominato il dibattito specie nelle fasi più acute dell’emergenza Covid-19, quando si tentava di ridurre il più possibile i contatti tra gli individui nel dichiarato intento di frenare la corsa del virus.

Lo smart working ha ricoperto un ruolo molto importante in tutto questo, non solo per la sua funzione di prevenzione del contagio, ma anche perché ha dato la possibilità a tanti lavoratori di svolgere serenamente le proprie mansioni direttamente da casa.

Il ricorso allo smart working si è progressivamente ridotto man mano che si procedeva con un allentamento delle restrizioni in chiave anti-covid e parallelamente l’attenzione mediatica per la questione contagi andava ad allentarsi.

Quali sono le attuali norme sullo smart working in Italia

L’ultima proroga per lo smart working ha fatto slittare la scadenza della misura per i lavoratori fragili fino al 31 marzo. Ora, con il decreto Milleproroghe, il governo avrebbe potuto intervenire con una ulteriore proroga ma non lo ha fatto.

Nel nuovo decreto non è prevista infatti nessuna estensione dell’agevolazione a favore delle persone fragili oltre il 31 marzo 2023. D’altra parte sono sempre meno le attività che sentono il bisogno di ricorrere allo smart working visto il complessivo calo di interesse per la questione contagi.

Ricordiamo infatti che la Legge di Bilancio 2023 ha previsto l’estensione e il mantenimento del cosiddetto lavoro agile solo per alcune categorie di lavoratori. In particolare si fa riferimento alla possibilità per i lavoratori fragili, qualora le mansioni lo consentano, di svolgere la propria attività direttamente da casa.

Quest’agevolazione riservata ai soggetti fragili resterà valida però solo fino al 31 marzo, ma in seguito non sarà più disponibile per via della mancata proroga che era attesa con il decreto Milleproroghe.

Perché il governo non prorogherà lo smart working per persone fragili

Abbiamo visto che con la Legge di Bilancio 2023 il governo guidato da Giorgia Meloni ha provveduto a prorogare lo smart working per i lavoratori fragili fino al 31 marzo di quest’anno.

Questa estensione dell’agevolazione ha interessato quei lavoratori che, a seguito di certificazione medica attestante fragilità del sistema immunitario, condizione che interessa immunodepressi, pazienti oncologici, o con terapie salvavita in corso o gravi disabilità, risultano a rischio di vista in caso di contatto con forme virali anche non particolarmente pericolose come il Sars-Cov-2.

Quindi la possibilità di lavorare in smart working agevolato, cioè senza obbligo di accordo individuale, continua ad essere valida ancora fino al 31 marzo per queste categorie.

In seguito però le cose cambieranno, contrariamente a quanto era stato fatto intendere in precedenza. Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, in una risposta ad una interrogazione del Pd in un question time al Senato di gennaio 2023, aveva infatti spiegato perché il governo ritenesse necessaria una ulteriore proroga dello smart working.

Il prolungamento dello smart working infatti, secondo la Calderone, sarebbe stato utile “al fine di proseguire nell’azione di protezione dei soggetti più esposti al rischio Covid. È già in corso una interlocuzione tecnica con i competenti uffici del ministero della Pa per la valutazione congiunta dell’intervento, ma daremo parere favorevole“.

In realtà però le cose poi hanno preso una piega diversa e inaspettata. Infatti a seguito dei lavori della commissione Affari Costituzionali e Bilancio del Senato per l’approvazione del decreto Milleproroghe, le proposte che spingevano per una proroga dell’agevolazione, nonché le parole dello stesso ministro del Lavoro, sono state smentite dal parere negativo del Governo.

La motivazione addotta sarebbero problemi di copertura, ed è questa la ragione ufficiale per cui non vi è stata alcuna proroga oltre il 31 marzo dello smart working per lavoratori fragili. Resta comunque la possibilità, per tutti i lavoratori, di concordare lo smart working individualmente con il datore di lavoro.

Chi chiedeva la proroga dello smart working per lavoratori fragili

Vi erano diverse richiesta da parte dell’opposizione per una ulteriore proroga dello smart working per i lavoratori fragili. In particolare sono stati firmati tre emendamenti al decreto Milleproroghe da parte di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.

L’emendamento del Pd è stato presentato da Susanna Camusso, che chiedeva una proroga della misura in scadenza il 31 marzo 2023, proponendo come nuova scadenza la data del 30 giugno 2023.

Uno degli emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle porta invece la firma di Barbara Guidolin, che chiedeva una proroga dell’agevolazione fino al 31 dicembre 2023. Lo stesso emendamento chiedeva anche una estensione per i caregiver familiare e per i genitori con figli minori di 14 anni.

L’altro emendamento presentato dal M5S chiedeva infine la proroga dello smart working per i lavoratori fragili che possono svolgere le proprie mansioni in modalità agile al 30 giugno 2023. Inoltre lo stesso emendamento equiparava i periodi di assenza al ricovero ospedaliero, escludendoli da periodo di comporto.

Vantaggi e svantaggi dello smart working

Lo smart working in questi anni ha prodotto una serie di effetti indubbiamente positivi, tanto per le aziende quanto per i lavoratori che hanno potuto svolgere le proprie mansioni comodamente da casa.

Per le aziende il principale vantaggio è legato alla riduzione dei costi, che sono calati di una percentuale compresa tra il 30 e il 50%. Questo è dovuto al fatto che più dipendenti lavoravano da casa, più si riducevano i consumi di gas ed energia elettrica in capo all’azienda.

Ci sono anche degli effetti positivi dal punto di vista ambientale, e questo è naturalmente legato alla minor circolazione di auto e mezzi utilizzati dai lavoratori per raggiungere il luogo di lavoro. In questo modo è stato possibile abbattere le percentuali di emissioni inquinanti nell’aria specie nelle grandi città, con conseguente significativa riduzione dell’inquinamento atmosferico.

Fino a qualche mese fa i vantaggi legati allo smart working erano anche per gli stessi lavoratori che restavano a casa invece di recarsi in sede, ma ora questi tendono a ridursi con il progressivo aumento dei costi per il gas e l’energia elettrica.

La crisi energetica in cui ci troviamo ha determinato una forte impennata dei costi per i consumi di luce e gas per le famiglie e per le imprese, il che significa che i lavoratori in smart working rappresentano sempre più un vantaggio in termini economici per le imprese e sempre meno per i lavoratori, i quali si trovano a dover sostenere quei costi al posto dell’impresa.

Si registra quindi una crescita del numero di lavoratori che preferiscono tornare a lavorare in presenza proprio per contenere i consumi domestici di luce e gas.

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