le mani di due persone sedute a un tavolo mentre si passano una penna e dei documenti
Smart working: nessuna proroga oltre il 31 marzo - Borsainside.com

Non ci sarà nessuna proroga dello smart working oltre la scadenza del 31 marzo. L’emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle al Milleproroghe è stato infatti respinto, con il governo guidato da Giorgia Meloni che anche in questo ambito sembra voler confermare l’intenzione di un completo ritorno alla normalità pre-Covid.

Bocciato l’emendamento proroga per lo smart working

In sede di conversione del decreto Milleproroghe il Movimento 5 Stelle aveva presentato un emendamento per la proroga dello smart working nel settore privato oltre la scadenza del 31 marzo.

Il tentativo dei grillini però non è andato a buon fine, con il risultato che il diritto allo smart working termina ufficialmente anche per i lavoratori del settore privato, così come era accaduto ai lavoratori del pubblico a fine dicembre 2023.

Come cambia lo smart working dal 31 marzo?

Cosa succede quindi a partire dal 31 marzo? Dal momento che non vi sarà alcuna proroga dello smart working resta valida la possibilità di optare per il cosiddetto “lavoro agile”, ma non si tratterà più di un diritto. In altre parole per lavorare in smart working il lavoratore deve presentare una richiesta al datore di lavoro, il quale non sarà tenuto a soddisfarla.

Ricordiamo che la richiesta di proroga riguardava solo i lavoratori del settore privato, dal momento che per i lavoratori del pubblico la scadenza è già arrivata da alcuni mesi. Il M5S chiedeva pertanto per i dipendenti del privato una proroga fino al 30 giugno 2024, ma senza successo, anche per via dei costi che si sarebbero aggirati intorno ai 3 milioni di euro.

Per quanto riguarda lo smart working comunque non dimentichiamo che già dal marzo 2022 viene considerato come un aiuto per meglio conciliare vita professionale e vita privata, e non uno strumento volto alla tutela della salute del lavoratore.

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Come funziona oggi lo smart working

Ad oggi, e per un mese ancora o poco più, nel settore privato lo smart working interessa fondamentalmente due categorie di lavoratori:

  • i lavoratori fragili
  • i lavoratori con figli di età inferiore ai 14 anni

Nel caso dei lavoratori fragili, il diritto allo smart working è condizionato alla certificazione della particolare condizione di salute. Il lavoratore deve esibire una certificazione del medico competente, e naturalmente è necessario che l’attività svolta si possa fare effettivamente da casa.

Nel secondo caso, per far scattare il diritto allo smart working, occorre che tra i due genitori non ve ne sia uno disoccupato o che beneficia di strumenti di sostegno al reddito, in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa.

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