alcune banconote e monete posate su dei documenti

Uno degli obiettivi che il governo guidato da Giorgia Meloni si prefigge di raggiungere è quello di completare una riforma fiscale strutturale, che quindi andrà ad interessare non solo le partite Iva ma il mondo del lavoro nella sua totalità.

L’estensione della platea dei beneficiari della Flat Tax non è infatti che una parte degli interventi che l’attuale esecutivo ha in programma di mettere in campo, infatti si pensa ad una riforma dell’Irpef che porti le aliquote a tre soltanto dalle attuali quattro.

Alcuni dettagli nel merito sono stati già trapelati dalle parole del viceministro dell’Economia Maurizio Leo, il quale ha anticipato proprio l’intenzione dell’esecutivo di ridurre ulteriormente le aliquote Irpef. Ricordiamo che le nuove regole, che hanno portato le aliquote Irpef da 5 a 4 soltanto, sono entrate in vigore meno di un anno fa, era infatti il gennaio del 2022. Ma cosa cambierà con il nuovo sistema? Vediamo come funzionerebbe il sistema a tre aliquote Irpef.

Riforma fiscale, come funziona il sistema a tre aliquote Irpef

Nel corso di un’intervista rilasciata a Il Messaggero, il viceministro del Tesoro Maurizio Leo ha spiegato in che modo sarà strutturata la riforma fiscale che prevede il passaggio dalle attuali 4 a 3 aliquote Irpef.

L’azione del governo di Giorgia Meloni, incentrata in particolare su quella che è la linea politica e il programma di Fratelli d’Italia, dimostra una certa coerenza rispetto alla recente estensione della Flat tax inglobando anche i redditi fino ad 85 mila euro.

La proposta della riduzione delle aliquota Irpef fino a un totale di 3 ben si sposa infatti con il principio della tassa piatta, seguendone fedelmente i parametri. Lo stesso viceministro Leo ha infatti spiegato che l’aumento del tetto per l’applicazione della flat tax al 15%, e la flat tax incrementale per i lavoratori autonomi è un primo passaggio verso la riforma fiscale.

Per quel che riguarda l’intervento sull’Irpef però non sono stati ancora resi noti i dettagli, ma su Il Messaggero troviamo già un’ipotesi, quella degli scaglioni al 23, 27 e 43%.

Le attuali aliquote Irpef, lo ricordiamo, prevedono quattro scaglioni:

  • 1° scaglione: fino a 15 mila euro con tassazione Irpef al 23%
  • 2° scaglione: da 15 a 28 mila euro con tassazione Irpef al 25%
  • 3° scaglione: da 28 a 50 mila euro con tassazione Irpef al 35%
  • 4° scaglione: da 50 mila euro in su con tassazione Irpef al 43%.

La novità delle tre aliquote al posto delle attuali quattro prevede quindi che si conservino la prima e l’ultima, fondendo insieme invece la seconda e la terza, che probabilmente saranno impostate intorno al 27%. In tal caso si presume che il promo scaglione verrà esteso, in modo da rendere più equa possibile l’imposizione fiscale.

Nel corso dell’intervista rilasciata a Il Messaggero, il viceministro del Tesoro ha spiegato che “gradualmente e trovando le necessarie coperture, bisognerà andare verso un sistema a tre aliquote. Nel corso della legislatura vorremmo addolcire le aliquote per poi andare a un meccanismo flat, che però rispetti la progressività con meccanismi di detrazioni e deduzioni, senza metterci in contrasto con la Carta costituzionale”.

Alcuni dubbi sono stati però avanzati circa la compatibilità del meccanismo di imposizione a tassa piatta con quanto sancito dall’articolo 53 della Costituzione, che recita: “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

Chi trae maggior beneficio dal sistema a tre aliquote Irpef

In genere un approccio di tipo “flat” per quel che riguarda la tassazione dei redditi tende ad avvantaggiare i soggetti che hanno ricavi maggiori, quindi a quali redditi converrebbe maggiormente una riforma fiscale che riducesse le aliquote Irpef a tre soltanto?

Il viceministro dell’economia, Maurizio Leo, ha spiegato a tal proposito: “con questi primi provvedimenti interveniamo sia sui lavoratori dipendenti, sia sui lavoratori autonomi. Quando parliamo di ricchi, parliamo di soggetti che non hanno redditi da lavoro. Sono coloro che hanno dividendi e capital gain su cui pagano il 26%, immobili abitativi affittati su cui si versa il 21% della cedolare secca. Su quest’ultima, tra l’altro, risorse permettendo, nella delega vorremmo intervenire per una equiparazione anche per gli immobili commerciali”.

Insomma per capire effettivamente quali saranno le classi di reddito che più di altre beneficeranno della ulteriore riduzione delle aliquote Irpef è difficile da dire in questa fase, molto dipenderà dai dettagli sull’intervento che, come accennato, ancora non sono stati resi noti.

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