Che i dati catastali di gran parte degli immobili italiani debbano necessariamente essere aggiornati è un dato di fatto incontrovertibile, il problema è che la riforma del catasto cui il governo di Mario Draghi sta lavorando prevede la modifica e il rinnovo dei valori catastali degli immobili situati sulla totalità del territorio nazionale.

Si tratta di un progetto ‘ambizioso’ per certi versi, che ha innescato un acceso dibattito politico intorno al fatto che effettivamente molti valori catastali risultano essere divenuti col tempo obsoleti e poco veritieri, con un elevato numero di immobili che non corrisponde affatto a quanto si evince dal valore catastale ad essi associato, con conseguente errato posizionamento nel mercato immobiliare.

Un tema molto delicato, perché da questa riforma possono derivare sostanziali cambiamenti per quel che riguarda il valore degli immobili e, soprattutto, si teme che produca un aumento dei tributi da versare sul patrimonio immobiliare per molti contribuenti.

In questi giorni intanto arriva l’ennesima raccomandazione da parte di Bruxelles circa la necessità di procedere con la riforma del catasto. Insomma non sono tollerati ulteriori tentennamenti, ma bisogna raggiungere il prima possibile un punto d’incontro tra le varie forze politiche che sostengono la maggioranza guidata dall’ex presidente della Bce.

Serve, e bisogna arrivarci in tempi brevi, un testo condiviso sottoscritto da tutte le forze politiche che appoggiano l’esecutivo, ed arrivare quindi all’approvazione definitiva della riforma del catasto. Ma la preoccupazione dei contribuenti continua ad essere legata al rischio di un aumento delle imposte da pagare.

Con la riforma del catasto si rischiano nuove tasse da pagare?

Il rischio che ci siano nuove tasse da pagare con l’eventuale approvazione della riforma del catasto effettivamente non si può escludere. In particolare si teme che sotto le pressioni della Commissione Europea il governo di Mario Draghi arrivi a reintrodurre l’Imu anche sulla prima casa, un pericolo su cui sono arrivate nei giorni scorsi le critiche del leader leghista.

“Se qualcuno chiede alla Lega e ai suoi esponenti di tornare a tassare la prima casa si attacca al tram” ha avvertito Matteo Salvini “la casa degli italiani è sacra e non intendiamo gravare ulteriormente sulle tasche delle famiglie per un bene che riteniamo doverosamente di dover preservare” ha poi aggiunto il leader del Carroccio.

Quel ‘qualcuno’ nelle parole di Salvini sarebbe proprio la Commissioine Ue, che da tempo ormai esercita pressioni sull’esecutivo di Mario Draghi perché siano completati gli interventi in materia fiscale e la riforma del catasto.

Per i contribuenti italiani le parole di Matteo Salvini non sono altro che la conferma che il rischio di nuove tasse da pagare, ed in particolare il pericolo di un ritorno della tassa sulla prima casa, non sono paure infondate ma prospettive concrete e quanto mai allarmanti, specie in un momento di grande crisi e profonda incertezza con inflazione alle stelle e rincari allarmanti su gas, luce e carburanti.

Le tasse sulla casa in Italia: tutti gli importi del gettito fiscale degli immobili

Per comprendere meglio il quadro complessivo nello stato attuale delle cose, vediamo quali sono gli introiti nelle casse dello Stato che derivano da tasse sugli immobili.

I dati elaborati dall’Agenzia delle Entrate indicano che ad oggi in Italia lo Stato incassa in tutto circa 41 miliardi di euro di tasse sugli immobili. Questi importi derivano in particolare da quattro voci differenti che elenchiamo brevemente di seguito:

  • Imu: l’Imposta Municipale Unica garantisce da sola circa 21 miliardi di euro di entrate nelle casse dello Stato
  • Atto di successione e imposte all’atto dell’acquisto: tra le imposte che si versano in caso di compravendita di un immobile, e quando si redige un atto di successione l’erario incassa circa 11 miliardi di euro
  • Tasse aggiuntive quali Irpef e bollo sull’abitazione: da queste due ulteriori tipologie di tasse lo Stato attinge per circa 6 miliardi di euro
  • Cedolare secca: altri 3 miliardi di euro arrivano dal mercato degli affitti, grazie al pagamento della cedolare secca.

Quelli che abbiamo visto fin qui sono le tipologie di imposte e relativi importi destinati alle casse dello Stato annualmente sulla base dei dati del 2021, e relativi ad oltre 35 milioni e 200 mila abitazioni censite che, per la maggior parte, rientrano nella categoria A3, vale a dire “abitazioni e unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche di economia sia per i materiali impiegati che per la rifinitura e con impianti tecnologici limitati ai soli indispensabili”.

La riforma del catasto potrebbe modificare radicalmente il quadro che abbiamo appena descritto, con differenze anche piuttosto evidenti sugli importi da versare all’erario.

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