Vendere su internet, attraverso piattaforme di e-commerce o siti web tematici, permette di raggiungere un pubblico incredibilmente vasto, il che significa che la vendita online può anche diventare un’attività particolarmente remunerativa.
In molti casi tuttavia a vendere online sono semplicemente utenti che intendono liberarsi di oggetti usati di cui non hanno più bisogno o che semplicemente non vogliono più. Ci sono poi artigiani che mettono in vendita gli oggetti che realizzano facendo affidamento sul proprio ingegno e inventiva.
E dal momento che ci sono diversi modi per vendere online, ci sono anche casi in cui bisogna dichiarare gli introiti che si realizzano e casi in cui invece non c’è nulla da dichiarare e non vi sono tasse da pagare. Proviamo quindi a fare luce sull’aspetto fiscale dell’attività di vendita online sulla base di quanto stabilito dalla legge italiana.
Ci sono tasse da pagare sulle vendite online di oggetti usati?
Quando si fanno vendite online quindi le tasse devono essere pagate solo in alcuni casi, tutto dipende dalla frequenza con cui si vende e in parte anche dalla tipologia di vendita, ad esempio nel caso delle vendite di prodotti usati gli introiti di solito non vanno dichiarati.
Infatti se decidiamo di vendere degli abiti usati, o libri e fumetti, o altri articoli che possediamo e di cui siamo disposti a liberarci, si tratta in genere di vendite occasionali che, in quanto tali, non costituiscono fonte di reddito e quindi non ci sono tasse da pagare sugli importi percepiti.
Tra l’altro quando si tratta di oggetti usati, il fatto stesso che questi non sono illimitati e che pertanto siano destinati ad esaurirsi prima o poi, implica che l’attività di vendita online non può diventare a carattere abituale.
Inizia a cambiare qualcosa però in caso di vendite online come hobby. Anche se si tratta comunque di vendite di prodotti usati, nonostante la loro sporadicità, se tendono a ripetersi nel tempo possono costituire fonte di reddito. Le cose poi cambiano ancora se l’attività di vendita diventa abituale, ma su questo torneremo più avanti.
Gli oggetti usati, come regola generale, possono essere venduti liberamente sia online che in qualsiasi negozio dell’usato fisico. Gli incassi in questo caso non devono essere dichiarati al Fisco e quindi non vi sono tasse da pagare indipendentemente dall’importo del ricavato. A prevalere in questo caso, dal punto di vista fiscale, è la tipologia di vendita e non l’importo, che può anche essere sostanzioso senza che vi siano comunque adempimenti da rispettare.
Bisogna pagare tasse se per hobby si vendono online oggetti usati?
Se le vendite online riguardano oggetti usati ma l’attività tende a protrarsi nel tempo, come nel caso di un hobby, allora le cose cambiano e vi sono alcuni adempimenti a carico del venditore.
Sebbene si tratti di oggetti usati, se le vendite sono sporadiche ma comunque si ripetono nel tempo, sono previsti alcuni obblighi dal punto di vista fiscale.
Nel caso di vendite online con una certa frequenza infatti gli introiti devono essere dichiarati come “redditi diversi”. In tal caso gli incassi ottenuti vanno indicati nella dichiarazione dei redditi come “redditi diversi” e saranno assoggettati all’Irpef perché costituiscono attività commerciale non esercitata abitualmente.
Gli incassi in questo caso devono essere tassati al netto delle spese sostenute per l’acquisto o per la produzione dell’oggetto, a patto che sia possibile produrre la documentazione attestante suddette spese.
Si potranno inoltre dedurre dal reddito le spese che sono state sostenute per i costi di vendita sulla piattaforma e per eventuali spese di spedizione. Sarà tassato quindi solo il guadagno, ossia l’utile netto realizzato. La buona notizia è che se non altro non occorre aprire partita Iva e non sono richiesti altri adempimenti fiscali oltre a quelli che abbiamo visto.
Si pagano tasse per vendere online come venditori abituali?
In caso di vendite abituali, quale che sia la tipologia di oggetto venduto, si configura l’attività commerciale o imprenditoriale e il venditore è tenuto ad aprire partita Iva con iscrizione al regime previdenziale previsto a seconda del topo di partita Iva.
Quando si vende online abitualmente bisogna inoltre sostenere imposte dirette come Irpef, Ires e Irap, oltre all’Iva naturalmente, a meno che non si decida di optare per il regime forfettario che prevede che sia versata solo l’imposta sostitutiva. Per ogni vendita inoltre occorre emettere regolare fattura o ricevuta fiscale.
Quando gli oggetti venduti sono opere di artigianato, se la vendita è abituale sussistono gli stessi obblighi che abbiamo appena visto. Quindi tutto dipende ancora una volta dalla frequenza con cui si vende, e in questo caso occorre aprire partita Iva come artigiano, con iscrizione alla casa previdenziale degli artigiani e commercianti.
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