Non è passato molto tempo dalla riduzione degli scaglioni Irpef da 5 agli attuali 4, ma con la Riforma Fiscale 2023 avremo un’ulteriore riduzione per giungere a 3 aliquote definitive.
Si tratta di un intervento di una certa portata, e naturalmente ciò impone tempi più lunghi anche perché occorre portare a termine la delega.
Ma per quel che riguarda le novità in campo, la prima domanda che ci si pone in questi casi naturalmente è: chi ne trarrà maggior beneficio? Vediamo anzitutto quali sono le modifiche previste dalla riforma così come si presenta oggi e quali saranno gli scaglioni.
Cosa prevede la nuova riforma fiscale
Attraverso la riforma fiscale il governo di Giorgia Meloni intende intervenire con un riordino del sistema tributario, e questo progetto passa anche dalla riduzione delle fasce di reddito e la modifica delle aliquote Irpef.
Prima di vedere quali sono le novità previste dalla riforma fiscale 2023 ricordiamo che l’Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) è un’imposta progressiva, personale e indiretta che grava sul reddito dei lavoratori e dei pensionati. Parliamo di un sistema di tassazione progressivo in quanto è regolato da aliquote, cioè percentuali di tassazione, e scaglioni di reddito.
Attualmente, in seguito alla revisione degli scaglioni di un anno fa, ci troviamo con i seguenti scaglioni e aliquote Irpef:
- 1° scaglione: aliquota al 23% per redditi fino a 15 mila euro
- 2° scaglione: aliquota al 25% per redditi da 15 a 28 mila euro
- 3° scaglione: aliquota al 35% per redditi da 28 a 50 mila euro
- 4° scaglione: aliquota al 43% per redditi superiori a 50 mila euro
Non abbiamo nemmeno fatto in tempo ad abituarci ai nuovi scaglioni Irpef che ecco che arriva quindi una nuova riforma destinata a ridurli ulteriormente fino a quelli che potrebbero essere i 3 scaglioni definitivi. In seguito a questa revisione cui sta lavorando l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni avremo dunque;
- 1° scaglione: aliquota al 23% per redditi fino a 28 mila euro
- 2° scaglione: aliquota al 35% per redditi da 28 a 50 mila euro
- 3° scaglione: aliquota al 43% per redditi oltre i 50 mila euro.
Vi sono però anche altre ipotesi di modifica, tra cui la riduzione dell’aliquota del secondo scaglione da 35% a 27%, ma vediamole nel dettaglio.
Le ipotesi di riforma delle aliquote Irpef
Per quel che riguarda le possibili riforme dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF), sono emerse diverse proposte meritevoli di attenzione. In questo articolo, esamineremo due delle principali ipotesi di riforma, delineate in modo chiaro e conciso, per fornirti una visione dettagliata delle possibili evoluzioni del sistema fiscale italiano.
- Prima ipotesi: unione del secondo e terzo scaglione. Questa prima proposta di riforma, avanzata dalla Ragioneria di Stato, riguarda l’unione del secondo e del terzo scaglione in un’unica fascia di reddito compresa tra 15.000 e 50.000 euro. In questa configurazione, i contribuenti con redditi rientranti in questo intervallo sarebbero soggetti a un’imposta del 27% o del 28%. Con questa modifica, le attuali aliquote del 25% e del 35% verrebbero eliminate.
- Seconda ipotesi: ampliamento del primo e secondo scaglione. La seconda proposta, invece, mira a favorire un maggior numero di contribuenti, ampliando il primo scaglione (inferiore a 15.000 euro). Tuttavia, il sistema rimarrebbe tristrato, ma con importanti modifiche ai primi due scaglioni.
In questa configurazione, i redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro potrebbero essere soggetti a un’aliquota del 23%, mentre la percentuale nel secondo scaglione aumenterebbe al 33%.
Quali sarebbero gli effetti sulle buste paga
Per comprendere appieno l’impatto di queste proposte di riforma sull’economia dei contribuenti, analizziamo dettagliatamente alcuni esempi di buste paga, confrontando la situazione attuale con le possibili evoluzioni.
Contribuente 1: Reddito Annuale di 15.000 Euro
Situazione attuale: Attualmente, questo contribuente è soggetto a un’aliquota IRPEF del 23%, con un’imposta lorda di 3.450 euro.
Ipotesi di Riforma 1 (Unione Secondo e Terzo Scaglione): Con la proposta di unificazione degli scaglioni, il contribuente continuerebbe a pagare il 23% sull’intero reddito di 15.000 euro. L’imposta lorda rimarrebbe invariata a 3.450 euro.
Ipotesi di Riforma 2 (Ampliamento Primo e Secondo Scaglione): In questo caso, il contribuente pagherebbe ancora il 23% sui primi 28.000 euro di reddito, quindi l’imposta lorda rimarrebbe invariata a 3.450 euro.
Per il Contribuente 1, in entrambe le ipotesi di riforma, non vi sarebbe alcuna variazione significativa nella busta paga.
Contribuente 2: Reddito Annuale di 19.000 Euro
Situazione attuale: Attualmente, con l’attuale sistema di aliquote del 23% sui primi 15.000 euro e del 25% sui restanti 4.000 euro, l’imposta lorda è di 4.450 euro.
Ipotesi di Riforma 1 (Unione Secondo e Terzo Scaglione): La riforma porterebbe al pagamento del 27% o 28% su tutto il reddito di 19.000 euro, risultando in un’imposta lorda di 4.530 euro o 4.370 euro, rispettivamente.
Ipotesi di Riforma 2 (Ampliamento Primo e Secondo Scaglione): In questo caso, il contribuente pagherebbe il 23% sui primi 28.000 euro, risultando in un’imposta lorda di 4.370 euro.
Nell’Ipotesi di Riforma 1, il Contribuente 2 pagherebbe leggermente di più rispetto alla situazione attuale, mentre nell’Ipotesi di Riforma 2, l’imposta sarebbe leggermente inferiore.
Contribuente 3: Reddito Annuale di 25.000 Euro
Situazione attuale: L’attuale sistema prevede un’aliquota del 23% sui primi 15.000 euro e del 25% sui successivi 10.000 euro, risultando in un’imposta lorda di 5.950 euro.
Ipotesi di Riforma 1 (Unione Secondo e Terzo Scaglione): Con l’ipotesi di riforma, il contribuente pagherebbe il 27% o 28% sull’intero reddito di 25.000 euro, risultando in un’imposta lorda di 6.750 euro o 7.000 euro, rispettivamente.
Ipotesi di Riforma 2 (Ampliamento Primo e Secondo Scaglione): In questo caso, il contribuente pagherebbe il 23% sui primi 28.000 euro, risultando in un’imposta lorda di 6.150 euro.
Nell’Ipotesi di Riforma 1, il Contribuente 3 pagherebbe di più rispetto alla situazione attuale, mentre nell’Ipotesi di Riforma 2, l’imposta sarebbe leggermente inferiore.
Chi trae maggior beneficio dalla nuova riforma fiscale
La modifica degli scaglioni Irpef con la riforma fiscale del governo Meloni dovrebbe quindi limitarsi a sopprimere il secondo scaglione, estendendo l’aliquota del primo anche ai redditi fino a 28 mila euro.
Questo vuol dire che a beneficiare di queste novità saranno solo le persone fisiche con reddito compreso tra 15 e 28 mila euro, in quanto non dovranno più pagare l’Irpef sull’aliquota al 25% bensì al 23%.
Ciò che si tenta di fare con questa riforma fiscale, attraverso l’ulteriore riduzione degli scaglioni Irpef, è raggiungere l’equità orizzontale impositiva. Si dovrebbe così arrivare, in modo graduale, alla flat tax, e per farlo occorre rimodulare l’Irpef ed equiparare la no tax area di lavoratori e pensionati.
Dalla riduzione dell’aliquota dal 25 al 23% per i redditi tra 15 e 28 mila euro dovrebbe trarre beneficio buona parte della classe media, ma ad oggi non vi sono ancora certezze in merito al fatto che la riforma fiscale si strutturerà effettivamente in questo modo.
Un altro intervento che potrebbe far parte della riforma fiscale del governo meloni potrebbe essere quello dell’allineamento a 8.500 euro della no tax area di lavoratori e pensionati. In questo modo si andrebbe ad alzare di 500 euro la fascia esente dalla tassazione per i pensionati.
Perché revisione dell’Irpef e taglio delle detrazioni sono legate
Non dobbiamo dimenticare però che la riorganizzazione di aliquote e scaglioni è strettamente legata alla revisione delle agevolazioni fiscali.
Sappiamo che le agevolazioni fiscali danno ai contribuenti la possibilità di accedere a deduzioni e detrazioni fiscali, quindi sarebbe attraverso il taglio delle detrazioni che si arriverebbe alla riduzione delle aliquote Irpef.
Si presume che non assisteremo ad un taglio netto e radicale delle agevolazioni fiscali, ma sicuramente ci sarà uno sfoltimento che non dovrebbe toccare comunque le detrazioni per le spese sanitarie, né per l’istruzione, il mutuo e il bonus casa.
Si sta valutando la possibilità di introdurre un tetto alla possibilità di fruire delle varie detrazioni fiscali, e al tempo stesso si tenterebbe di garantire l’accesso a maggiori detrazioni a quei contribuenti che hanno redditi bassi e meno detrazioni a chi ha redditi più elevati. Obiettivo finale di questi interventi dovrebbe essere la forfettizzazione degli sconti fiscali, sulla base però dei redditi familiari.
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