
Il Superbonus, e più in generale i vari bonus edilizi, sono cambiati più volte prima di giungere a definitiva scadenza. Nel caso del Superbonus, una misura che al premier uscente Mario Draghi non è mai piaciuta, regole e requisiti per accedere all’agevolazione ancora oggi sono in arrivo modifiche.
Ci sono diversi interventi che il nuovo governo, sostenuto dal centrodestra e guidato da Fratelli d’Italia, sta valutando di mettere in campo, non solo per quel che riguarda i bonus edilizi, e in particolare il Superbonus 110%, ma anche e soprattutto per misure come il Reddito di Cittadinanza, che rischia di essere soppresso o completamente rivisto.
Ma per quel che riguarda il Superbonus il programma del governo guidato da Giorgia Meloni sembra non essere affatto quello di cancellare la misura, ma di ristrutturarla. Le modifiche dovrebbero riguardare quindi sia l’aliquota di detrazione che i requisiti per l’accesso al beneficio.
In ballo c’è in realtà anche la proroga del Superbonus, che sembra non sia a rischio, e dovrebbe quanto meno permettere di portare a conclusione i lavori edilizi già avviati fruendo della detrazione prevista dall’agevolazione.
Ci saranno però nuovi elementi di cui tener conto: l’aliquota più bassa di detrazione e il reddito del beneficiario del bonus. Inoltre sono attese delle ulteriori modifiche riguardo il meccanismo della cessione del credito.
Il Superbonus non sarà più al 110%, le novità sulla detrazione
Attualmente la normativa in vigore prevede che il Superbonus 110% giunga a scadenza nel 2023, e i primi a dover rinunciare all’agevolazione saranno i proprietari di abitazioni autonome, ville e villette unifamiliari.
Per i condomini l’accesso al Superbonus resterà un’opzione disponibile, ma cambierà l’aliquota che scenderà al 70% nel 2024, per poi approdare ad un ancor più modesto 65% nel 2025.
Questo insomma è quanto previsto sulla base degli ultimi interventi del governo uscente guidato dall’ex presidente della BCE. Le elezioni politiche, anticipate a settembre, hanno però determinato un prematuro cambio di governo, e questo potrebbe determinare a sua volta un anticipo delle nuove modifiche, che potrebbero essere inserite già nella Legge di Bilancio 2023.
Secondo alcune anticipazioni vi sarebbe la possibilità che l’aliquota passi già dai prossimi mesi al 70%, o addirittura al 60%. Se l’aliquota del Superbonus verrà effettivamente ridotta in questi termini, il beneficio verrà diversificato a seconda del reddito del beneficiario e in base al tipo di immobile, cioè se si tratta dell’abitazione principale oppure di una seconda casa.
Non dovrebbe però cambiare nulla in tal senso per tutti i cantieri che sono già stati avviati. In questi casi infatti sia le condizioni per beneficiare della detrazione che la quota della stessa resteranno invariate.
Il governo di centrodestra si appresta a riordinare le agevolazioni edilizie
Mettere mano ai bonus edilizi, cominciando dal Superbonus, sembra essere una delle priorità della nuova maggioranza di governo. Accanto a questo progetto di riordino delle agevolazioni fiscali legate all’edilizia poi c’è la riforma del reddito di cittadinanza.
Il governo guidato da Fratelli d’Italia comunque intende infatti mettere mano a diversi bonus, anche perché a breve giungerà a scadenza anche il bonus Facciate, che ha un’aliquota di detrazione che è stata ridotta dal 90 al 60% fino al 31 dicembre 2022. Poi c’è la detrazione al 75% prevista nell’ambito degli interventi per la rimozione delle barriere architettoniche.
Iniziano intanto ad arrivare alcune pressioni per far slittare già alcune scadenze. L’Ance ha infatti chiesto di prorogare le scadenze fiscali di almeno sei mesi “visti gli stop avuti per la cessione del credito”. In questo modo per le abitazioni unifamiliari si arriverebbe a giugno 2023, mentre per i condomini si arriverebbe a giugno 2024.
Viene sottolineato che per via della tipologia degli interventi, che richiedono tempi piuttosto lunghi, gli intoppi legati alle modifiche inerenti il meccanismo della cessione del credito hanno significativamente rallentato le procedure penalizzando i beneficiari.
“È naturale poi pensare ad una nuova modulazione, accompagnata da ulteriori forme di sostegno o finanziamento” aggiungono ancora dall’Ance, ritenendo necessario rendere le misure strutturali una volta adeguatamente riviste.
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