Per molte coppie, la scelta tra matrimonio e convivenza non riguarda solo la vita di coppia, ma anche le questioni fiscali. Infatti è importante valutare con attenzione quale opzione sia più vantaggiosa, dal momento che il Fisco offre agevolazioni diverse a seconda della situazione.
Ci sono dei vantaggi fiscali nella convivenza?
Contrariamente a quanto si possa pensare, le coppie che decidono di convivere godono di alcuni vantaggi fiscali rispetto a quelle sposate. Ad esempio, se la coppia non è sposata ma ha scelto di convivere, i redditi dei due partner si cumulano per il calcolo dell’ISEE.
Ciò significa che anche se la coppia convivente ha un reddito più elevato rispetto a quello di una coppia sposata, potrebbe comunque beneficiare di agevolazioni fiscali a causa del calcolo dell’ISEE più basso.
Inoltre, le coppie conviventi possono avere accesso agli alloggi popolari o ai servizi per l’infanzia con maggiore facilità rispetto alle coppie sposate. Ad esempio, i massimi punteggi nelle graduatorie comunali per l’assegnazione degli alloggi popolari vengono attribuiti alle persone sole con figli a carico. Inoltre, i figli di genitori non sposati possono ottenere punteggi più alti nelle graduatorie per l’ammissione alle scuole dell’infanzia.
Quali sono vantaggi e svantaggi fiscali del matrimonio
Al contrario, il matrimonio può comportare alcuni svantaggi fiscali. Ad esempio, l’assegno sociale viene riconosciuto solo a coloro che hanno un reddito personale inferiore a 6.542,51 euro annui e un reddito della coppia inferiore a 13.085,02 euro annui. Se il reddito del coniuge supera questa soglia, anche se il richiedente ha un reddito pari a zero, perderà il diritto all’assegno sociale.
Inoltre, le coppie sposate potrebbero non poter beneficiare di alcune agevolazioni fiscali che sono riservate alle famiglie con un solo genitore. Ad esempio, se uno dei coniugi è disoccupato, potrebbe non poter accedere alle agevolazioni fiscali riservate alle famiglie monoparentali.
Al tempo stesso il matrimonio può rappresentare un’opzione conveniente a livello fiscale, poiché dalla comunione dei beni derivano numerosi vantaggi. In particolare, il matrimonio può portare ad agevolazioni fiscali per le tasse sugli immobili di proprietà.
Inoltre, il coniuge occupato ha diritto a un sostegno economico dall’INPS, se il coniuge senza lavoro rispetta specifiche condizioni. Il calcolo dell’importo del sostegno economico tiene conto della tipologia del nucleo familiare, del reddito complessivo familiare e della composizione numerica dello stesso.
Un altro beneficio fiscale del matrimonio riguarda la possibilità di detrarre le spese mediche. Questo può essere fatto entro una determinata soglia, anche dal coniuge che non ha sostenuto personalmente le spese, a patto che abbia una capienza fiscale adeguata per farlo.
Inoltre, il matrimonio può essere vantaggioso per le detrazioni sul mutuo. Gli interessi passivi derivanti dall’acquisto di un immobile cointestato possono essere agevolati dal coniuge che ha la maggiore capienza fiscale.
Infine, il matrimonio può essere preferibile se uno dei coniugi ha un reddito molto basso, inferiore a 2.840,51 euro, poiché in tal caso è prevista una detrazione fiscale per il coniuge a carico, che può arrivare fino a 800 euro all’anno.
La pensione di reversibilità e la convivenza
Molte persone credono che il matrimonio e la convivenza siano equiparabili per quanto riguarda il trattamento della pensione di reversibilità. Tuttavia, la normativa nazionale è abbastanza chiara al riguardo: i conviventi che intendono usufruire di questo trattamento previdenziale potranno farlo solo in caso di unione civile formalizzata.
In ambito successorio, alla morte di uno dei due partner non viene riconosciuto alcun diritto al coniuge superstite in mancanza di testamento. Pertanto, è importante valutare attentamente le opzioni disponibili prima di decidere di convivere o sposarsi, in modo da avere una chiara comprensione delle conseguenze fiscali e previdenziali di ciascuna scelta.
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