Alla base della decisione di introdurre una maxi tassa sui giochi a premi ci sarebbe la necessità di reperire maggiori risorse per le misure contro il caro bollette.
Il governo di Giorgia Meloni prevede infatti di inserire nella Legge di Bilancio 2023 maggiori aiuti per le famiglie con reddito basso, quindi non solo una platea di beneficiari più ampia, ma anche sconti in bolletta di importi maggiori.
L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si appresta quindi a valutare l’introduzione di una nuova tassa sui giochi a premi attraverso la quale dovrebbe essere possibile reperire fondi da destinare ad una manovra economica più “attenta a famiglie e imprese, con particolare attenzione ai redditi bassi”.
Il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, ha specificato che serve un “provvedimento per fronteggiare il caro bollette e sostenere milioni di cittadini in questo periodo difficile e delicato”.
Ma come fare per rendere tutto questo concretamente fattibile? Stando ad alcune indiscrezioni trapelate nelle scorse ore il governo starebbe valutando la possibilità di azioni in materia fiscale, in particolare con l’innalzamento della tassazione in alcuni specifici settori a cominciare proprio dal gioco d’azzardo.
Il governo Meloni prepara la maxi tassa sui giochi d’azzardo
Il governo di Giorgia Meloni sta quindi prendendo in considerazione degli aumenti della pressione fiscale per il settore del gioco d’azzardo, ma in che modo dovrebbe agire eventualmente questa nuova tassa? Si pensa ad un aumento dell’imposta sulle vincite al Lotto, al Superenalotto e ai Gratta e Vinci, ma non solo.
Nulla di nuovo in realtà, a livello concettuale, infatti non è la prima volta che sentiamo parlare di una “tassa sulla fortuna”, ed è così che anche questa misura viene definita.
Il punto è che questa nuova tassa sarebbe particolarmente onerosa, quanto meno stando alle indiscrezioni trapelate in questi ultimi giorni. Attualmente il prelievo dello Stato sulle vincite è pari al 20% dell’importo totale, ma solo per le vincite che superano i 500 euro.
Il governo di Giorgia Meloni sta invece valutando la possibilità di aumentare l’aliquota fino al 23% o addirittura al 25%, cioè un incremento che potrebbe andare dal 3 ai 5 punti percentuali rispetto all’aliquota attuale.
Al tempo stesso l’esecutivo sta pensando ad una proroga delle concessioni per le scommesse online, e ad una estensione delle concessioni per le slot machine fino al 2024, e anche da qui dovrebbe arrivare un gettito in quanto le licenze hanno un costo.
Quali sarebbero gli importi delle vincite con la nuova tassa sul gioco
Se le ipotesi sul tavolo del nuovo esecutivo dovessero alla fine essere confermate, per chi vince al gioco i premi in denaro da mettere in tasca rischiano di essere ulteriormente assottigliati.
Proviamo a vedere qualche esempio pratico e a guardare un po’ di cifre. Se con un Gratta e vinci ottieni una vincita di meno di 500 euro non paghi nessuna tassa, quindi la vincita è netta. Ma sopra quella cifra con una tassazione al 20%, se vinci ad esempio un premio da 2 mila euro, lo Stato ora si prende 300 euro, ma all’indomani delle modifiche nei piani del governo Meloni si prenderà 375 euro.
Invece di 1.700 euro il vincitore si metterà in tasca 1625 euro, cioè quasi 100 euro in meno rispetto a quanto previsto dalla vecchia tassazione, e stiamo parlando di un importo decisamente basso rispetto alle somme che possono essere vinte con vari gratta e vinci e con altri giochi a premi a cominciare dal Superenalotto.
Il provvedimento comunque non è stato ancora definito nei dettagli, anche perché è necessario tener conto del fatto che non tutti i sistemi di gioco funzionano allo stesso modo, e in alcuni casi questa modifica sbilancerebbe eccessivamente il meccanismo rispetto alle vincite/payout, con il rischio che ne risultino penalizzati i giochi proposti da soggetti in regola con la normativa, e favoriti coloro che offrono giochi a premi senza adeguata licenza.
Nel mirino del governo Meloni anche le accise sulle sigarette
La maxi tassa sulle vincite realizzate al gioco, o “tassa sulla fortuna” non è l’unica che il governo di Giorgia Meloni sta valutando di introdurre, e che dovrebbe contribuire a racimolare risorse da destinare agli aiuti per le famiglie da inserire in Legge di Bilancio.
L’attuale esecutivo infatti sta considerando anche la possibilità di aumentare le accise sulle sigarette, che si andrebbe a sommare poi all’aumento già previsto per il 2023.
Per il tabacco riscaldato l’imposta è già passata dal 30% nel 2021, e poi al 35% nel 2022, e a partire dal 2023 scatterà il nuovo aumento che la porterà al 40%.
Ma se si intervenisse con un ulteriore aumento, che si andrebbe ad aggiungere appunto a quello già previsto a partire da gennaio, e in considerazione delle elevate percentuali di cui sopra, il rischio è quello di spingere ancora di più l’inflazione. Il governo questo vorrebbe invece evitarlo, e rappresenta quindi un freno all’aumento delle accise sui tabacchi.
Un altro intervento che il governo sta valutando riguarda invece la vendita di cannabis legale. I rivenditori in Italia sono oltre mille, e per loro la tassazione è quella del regime forfettario, che permette di pagare solo il 5% di Iva invece del 15% per i primi 5 anni di attività. L’esecutivo sta pensando di intervenire portando l’aliquota al 15% fin da subito.
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