Con l’arrivo del 2024, sono previsti importanti cambiamenti per quanto riguarda l’Imposta Municipale Unica (Imu). Questi cambiamenti sono il risultato dell’entrata in vigore del Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze datato 7 luglio 2023, che ha ufficialmente implementato l’articolo 1, comma 756, della Legge n. 160 del 2019.
Questa nuova legge introduce una significativa novità per quanto riguarda l’Imu, concedendo ai Comuni la facoltà di differenziare le aliquote di imposta.
La gestione dell’Imu presenta alcune sfide significative. La più rilevante è la diversificazione delle aliquote, scelte autonomamente dai singoli Comuni. Ma non è tutto: queste aliquote variano anche in base alle diverse categorie di immobili. Questo comporta l’obbligo per i contribuenti e gli operatori del settore di esaminare una vasta serie di disposizioni relative all’Imu.
Legge di Bilancio 2020 e decreto del Mef 2023
La Legge di Bilancio 2020 ha apportato un certo grado di ordine alla disciplina dell’Imu. In particolare, è stato stabilito che i Comuni possono differenziare le aliquote solo in base alle casistiche definite dal Ministero delle Finanze attraverso un apposito decreto.
Fino a luglio scorso, il decreto ufficiale del Ministero dell’Economia e delle Finanze che avrebbe stabilito tali casistiche non era ancora stato pubblicato né completato il suo iter ufficiale. Tuttavia, la situazione è cambiata: dal 2024, le disposizioni previste nel documento saranno applicate. Ora esaminiamo le novità più significative.
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La possibilità di scegliere dei Comuni
In seguito all’attuazione del Decreto del Mef del 7 luglio 2023, i Comuni avranno due opzioni:
- Nel caso in cui desiderino diversificare le aliquote Imu, la scelta dovrà basarsi su criteri di ragionevolezza, proporzionalità e adeguatezza.
- I Comuni che non intendono diversificare le aliquote dovranno redigere una delibera in cui approvano quelle stabilite direttamente dal Decreto.
Ciascun Comune dovrà effettuare questa scelta tramite una delibera pubblicata entro il 14 ottobre dell’anno di riferimento. Se la delibera non viene pubblicata entro il 28 ottobre dello stesso anno, verranno applicate le aliquote Imu dell’anno precedente. Nel primo anno, l’assenza di una delibera comporterà l’applicazione delle aliquote Imu a livello nazionale.
Per il 2024, le modalità di pagamento dell’Imu rimarranno invariate. L’imposta dovrà essere versata utilizzando il Modello F24, come negli anni precedenti.
Aliquote ed esenzioni Imu 2023
Attualmente, non è ancora possibile stabilire le aliquote Imu per il prossimo anno. Tuttavia, per il 2023, è possibile fare riferimento alla circolare del Ministero dell’Economia dell’18 marzo 2020. Questa circolare stabilisce un’aliquota ridotta del 5 per mille per gli immobili di lusso classificati nelle categorie A1-A/8 e A/9, che i Comuni possono aumentare o diminuire dello 0,1%. È prevista inoltre una detrazione di 200 euro.
Per il 2023, l’aliquota Imu per le seconde case è stata fissata all’8,6 per mille, con la possibilità per i Comuni di aumentarla al 10,6 per mille o addirittura all’11,4 per mille per quelli che hanno confermato l’ex maggiorazione Tasi degli anni precedenti.
Nel 2024, non ci saranno cambiamenti per quanto riguarda le esenzioni dall’Imu. Gli immobili occupati sono esentati dal pagamento dell’imposta a condizione che sia stata presentata una regolare denuncia. Inoltre, la Manovra 2020 ha ampliato le categorie di immobili esenti, includendo quelli non utilizzabili e non disponibili, compresi quelli per i quali è stata presentata una denuncia all’autorità giudiziaria per specifici reati.
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Agevolazioni per gli immobili in comodato
Tra le agevolazioni previste per il 2023, c’è una riduzione del 50% dell’aliquota Imu per gli immobili concessi in comodato d’uso ai parenti in linea retta, ovvero genitori e figli. L’agevolazione si applica a tutti gli immobili, ad eccezione di quelli classificati nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9.
Gli immobili devono essere concessi in comodato a parenti in linea retta che li utilizzano come abitazione principale e devono soddisfare determinate condizioni, tra cui la registrazione del contratto di comodato e la residenza del comodante nello stesso comune in cui si trova l’immobile concesso in comodato.
Questi cambiamenti nell’Imu rappresentano una svolta significativa nella fiscalità locale e richiedono una rigorosa attenzione da parte dei contribuenti e dei Comuni per adeguarsi a questa nuova normativa.
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