edificio con insegna Amazon

Tra le novità che il governo di Giorgia Meloni potrebbe inserire nella Legge di Bilancio 2023 c’è anche la Tassa verde, ribattezzata Amazon tax per via del primato che il colosso dell’e-commerce detiene nell’ambito delle consegne a casa.

Questa tassa nasce infatti nel dichiarato intento di porre un freno allo shopping online, spingendo invece gli acquisti nei negozi fisici. Tutto ciò nella convinzione che il trasporto fino a destinazione di un prodotto acquistato online, ad esempio su Amazon, comporti un inquinamento significativamente maggiore rispetto a quello per il trasporto di un prodotto acquistato in un negozio fisico.

Il governo di Giorgia Meloni ha quindi di mettere sul tavolo anche la cosiddetta Amazon Tax, della quale però si conoscono ancora ben pochi dettagli. Si tratta più di un progetto ancora sul nascere, del quale peraltro si è parlato in passato senza mai giungere poi ad un’effettiva pianificazione della struttura dell’intervento.

Cos’è e come funziona l’Amazon Tax pensata dal governo Meloni

Le misure che vengono inserite nella manovra economica sono destinate ad accontentare una parte e a scontentarne un’altra, ma si tratta di una considerazione che lascia il tempo che trova e che ben poco aiuta a spiegare alcuni interventi quanto meno discutibili.

Quel che appare chiaro è che il governo di Giorgia Meloni cerca disperatamente risorse da investire nelle misure a sostegno di famiglie con reddito basso e imprese, e che queste risorse non potranno arrivare evidentemente attraverso una maggiore tassazione degli utili da capogiro che alcuni soggetti economici hanno realizzato sull’onda della cosiddetta crisi energetica.

Una delle ipotesi al vaglio dell’attuale esecutivo infatti è quella di introdurre la cosiddetta Amazon Tax, il cui obiettivo dovrebbe essere quello di porre un freno alle consegne a domicilio effettuate con variabile frequenza con mezzi di trasporto ritenuti poco ecologici.

Dell’Amazon Tax, o Tassa verde, si è parlato anche nel corso di una recente riunione dei capigruppo e sembra che ora vi sia una proposta concreta pronta ad essere messa sul tavolo del Consiglio dei ministri da cui potrebbe arrivare poi il via libera per definire i dettagli dell’intervento.

La tassa dovrebbe favorire il commercio di prossimità, infatti andrebbe a penalizzare le consegne a domicilio, spingendo i consumatori finali a rivolgersi ai negozi fisici invece che a quelli online. Questo dovrebbe in qualche modo favorire le piccole realtà che, specialmente in seguito alla recente accelerazione impressa allo shopping online attraverso lockdown e restrizioni, risultano fortemente penalizzate dal trend di crescita degli acquisti su internet.

Chi sarà penalizzato dalla Amazon tax

Premesso che ancora non sono stati resi noti ulteriori dettagli circa il modo in cui la Amazon tax dovrebbe essere strutturata, le critiche alla misure nei piani del governo di Giorgia Meloni hanno già iniziato ad arrivare copiose.

Tra i primi a muovere critiche alla tassa verde che l’attuale esecutivo intende introdurre troviamo Netcomm, l’associazione del settore e-commerce che nelle scorse settimane aveva già reagito con evidente disapprovazione alla notizia di una possibile tassazione extra sulle consegne.

Il motivo delle critiche di Netcomm sarebbe legato al fatto che “la presunta ‘tassa verde’ non tiene conto del reale impatto economico e ambientale di questo settore sull’intera economia del nostro Paese”.

Il presidente di Netcomm, Roberto Liscia, ha infatti spiegato che “porre un freno a un settore strategico come quello del digitale significherebbe minare la competitività dell’Italia sul piano internazionale”.

A risultare danneggiate dall’introduzione della Amazon tax non sarebbero a quanto pare i colossi dell’e-commerce, a cominciare proprio da Amazon, ma le piccole e medie imprese che si sono reinventate negli ultimi anni e “hanno trovato nel digitale una risorsa strategica per lo sviluppo del loro export, raggiungendo consumatori in tutto il mondo grazie all’e-commerce”.

Liscia ha quindi citato una recente ricerca condotta proprio per Netocomm da The European House – Ambrosett, dalla quale è emerso che il digital retail in Italia genera ricavi per circa 58,6 miliardi di euro, occupando il terzo posto tra le 99 attività economiche italiane per incidenza sul fatturato.

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