Non ci saranno novità per quel che riguarda il canone Rai, che a differenza di quanto promesso in campagna elettorale dal leader della Lega, Matteo Salvini, continuerà ad essere addebitato sulla bolletta dell’energia elettrica.
Ma ad essere ignorato non sarà solo il parere del leader del Carroccio, anche quello di Bruxelles infatti sembra essere stato alla fine messo da parte pur di garantire il pagamento di una tassa verso la quale sempre più cittadini sembrano non essere ben disposti.
Nonostante l’impegno preso dall’Italia nel Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che avrebbe dovuto rimuovere l’addebito del canone Rai dalle bollette dell’energia elettrica, non sono previste modifiche in tal senso almeno per il momento.
Per tutto il 2023 quindi si continuerà a pagare il canone Rai insieme a quanto dovuto per il consumo di energia elettrica, e questo vuol dire che le bollette non solo saranno particolarmente care per via degli aumenti legati alla crisi energetica e alle relative speculazioni, ma insieme a quei costi continueranno ad esserci quelli legati al canone Rai.
In fumo la promessa di Salvini di togliere il canone Rai dalle bollette
Nel corso della campagna elettorale che ha accompagnato i cittadini verso le elezioni politiche dello scorso 25 settembre, il leader leghista Matteo Salvini non aveva solo promesso che il canone Rai sarebbe stato tolto dalle bollette dell’energia elettrica, ma ne aveva anche prospettato la graduale cancellazione.
Va da sé che non sarà mantenuto né il primo né tantomeno il secondo impegno, o quanto meno non vi sono indicazioni che ciò possa avvenire almeno per i prossimi mesi fino alla fine del 2023.
Eppure persino il governo guidato da Mario Draghi sembrava essere pronto ad andare verso lo scorporo del canone Rai dalla bolletta, con un ordine del giorno al decreto Energia che prevedeva la modifica per il 2023. Il governo di Giorgia Meloni però sembra intenzionato a non andare in questa direzione, almeno per ora.
Il canone resta nelle bollette della luce per tenere in ordine i conti Rai
Il motivo per cui il nuovo esecutivo sembra aver messo da parte l’idea di scorporare il canone Rai dalle bollette dell’energia elettrica sarebbe legato alla necessità di tenere in ordine i conti della Rai.
Eppure questi conti sembrano non preoccupare particolarmente visti ad esempio gli utili realizzati negli ultimi anni. Si registra infatti un utile netto in miglioramento al 30 giugno 2022, ma per ottenere questo risultato la voce del canone pare giochi un ruolo di fondamentale importanza.
Dalle tasche delle famiglie italiane arrivano infatti 1,7 miliardi di euro (dati relativi al 2021), e proprio grazie alla decisione di inserire l’addebito del canone Rai direttamente in bolletta il numero di persone che pagano regolarmente la tassa è cresciuto in modo significativo.
A tranquillizzare i vertici Rai è stato lo stesso ministero dell’Economia, con una nota con cui viene data una risposta nel merito alle sigle sindacali della Rai, dove viene spiegato che l’ipotesi dell’esclusione del canone dalla bolletta della luce non è fondata, e che l’importante è fare in modo che la voce che si riferisce alla quota dovuta per il canone Rai sia chiara e facilmente individuabile dagli utenti finali.
Basterebbe questo, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a fare in modo che il requisito richiesto dall’Ue e dall’autorità garante “risulti soddisfatto”.
Fatto sta che Matteo Salvini aveva promesso ben altro ai suoi elettori, e allo scopo di togliere il canone Rai dalla bolletta della luce a suo tempo aveva anche avviato una raccolta firme online.
Stando a quanto aveva spiegato in una intervista rilasciata a Money.it, l’abolizione del canone si potrebbe raggiungere, secondo il leader leghista “tagliando gli sprechi, riducendo gli appalti esterni, ragionando sulla privatizzazione. Il tutto senza dimenticare il tema dei ricavi: vanno incrementati anche quelli derivanti dalla pubblicità, oppure vendendo i programmi all’estero”.
Non sarà questa però la strada che si imboccherà nel prossimo futuro, pare infatti si sia preferito ancora una volta optare per la soluzione più semplice e sicura, e far ricadere i costi sui cittadini, assicurandosi che non vengano meno all’obbligo con l’espediente dell’addebito con la bolletta della luce.
Lo staff di Matteo Salvini però fa sapere che il progetto di scorporare il pagamento del canone dalle bollette non è stato accantonato. Infatti precisano che la risposta del Mef è da ritenersi puramente tecnica, e che la Lega presenterà una proposta ad hoc per modificare le normative attualmente in vigore.
Non si sa ancora tuttavia in che modo si intende modificare la normativa, e per ottenere cosa esattamente, se la riduzione del canone, la sua abolizione, o semplicemente lo scorporo dalla bolletta dell’energia elettrica.
La richiesta dell’Ue di una forma di riscossione alternativa
Non ci sarà nessuno scorporo del canone Rai dalle bollette dell’energia elettrica per l’anno 2023, eppure il precedente esecutivo, guidato da Mario Draghi, sembrava voler andare proprio in questa direzione, anche per adempiere a quelle che erano le richieste sia dell’Unione Europea che dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Bruxelles aveva infatti chiesto che si andasse verso una forma di riscossione alternativa già dallo scorso anno, e questo doveva garantire una miglior tutela della concorrenza del mercato dell’energia elettrica.
Il comunicato del ministero dell’Economia e delle Finanze ha però evidenziato come non vi sia alcuna intenzione, e non vi sia mai stata, da parte di questo esecutivo di procedere in quella direzione.
Non solo, viene precisato che l’esigenza di tutela della concorrenza viene perfettamente rispettata, in quanto sussiste la totale trasparenza del pagamento per gli utenti finali. Eppure il governo precedente aveva deciso di andare in un’altra direzione, mettendosi all’opera per avviare la modifica del sistema di riscossione del canone Rai con effetto già a partire dal 2023.
Il parere dei sindacati Rai e quello del Codacons
I sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Fnc, Snater, Libersind Confsal, Adai e Usigrai nel ricevere la comunicazione del Mef hanno sollecitato un incontro con il titolare del Tesoro, Giancarlo Giorgetti.
Nella lettera firmata dalle sigle sindacali appena elencate viene evidenziato che il programma del precedente esecutivo, con particolare riferimento alla deliberazione parlamentare nella quale si descrive la riscossione del canone Rai nella bolletta come un onere improprio, prevedeva lo scorporo entro il 1° gennaio 2023.
Secondo i sindacati Rai quindi la vicinanza temporale con questa data innesca un clima di profonda incertezza negli ambienti della Tv pubblica in merito al sistema di finanziamento della Rai, cosa che potrebbe penalizzare la società sotto il profilo economico.
Le sigle sindacali sottolineano come la Rai, in qualità di prima azienda culturale del Paese, non può essere privata di un sistema di finanziamento certo, senza il quale si avrebbero pesanti ricadute a livello occupazionale.
In netta contrapposizione arriva invece il parere del Codacons, che si esprime decisamente a favore della completa abolizione del canone Rai, ritenuto un sistema ormai superato e mal sopportato dai contribuenti. Sempre il Codacons ha già presentato al Tar del Lazio un ricorso che ha come oggetto proprio la totale assenza di logica ci questo tributo.
Il Codacons, che si occupa proprio della tutela dei consumatori, ritiene che l’inserimento del canone Rai nella bolletta dell’energia elettrica voluto da Matteo Renzi abbia provocato un corposo aumento delle fatture, fino a diventare una forma di vessazione nei confronti dei contribuenti.
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