Nella Legge di Bilancio 2023 è stata inserita anche la modifica della Flat Tax, con la prospettiva di estendere questo modello di tassazione agevolata alle partite Iva, lavoratori autonomi e professionisti, con un reddito fino ad 85 mila euro annui.
Il problema, ancora una volta, sono le coperture, ma sulla base dell’impianto stabilito dal disegno di legge, secondo il ddl Bilancio, il costo dovrebbe essere nullo per il 2023 e di soli 683 milioni di euro per il 2024.
Flat Tax incrementale, le coperture sono davvero a rischio?
Dire che vi è un problema di coperture potrebbe essere una forzatura in questa fase, eppure la questione merita sicuramente di essere affrontata.
La flat tax incrementale, così come pensata dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, prevede che la tassazione agevolata con aliquota al 15% sia applicata anche a tutti i professionisti e autonomi che non rientrano nel regime forfettario. La nuova aliquota andrebbe ad applicarsi sull’incremento di reddito del 2023 rispetto al triennio precedente, invece delle aliquote Irpef per scaglioni di reddito, prevedendo una franchigia iniziale del 5%.
Chiarito questo veniamo al presunto problema di coperture. Su Il Corriere della Sera viene fatto notare quanto osservato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, secondo il quale la possibilità di pagare meno tasse sui maggiori redditi registrati nel 2023 potrebbe indurre i contribuenti a concentrare i ricavi proprio nell’anno su cui andranno ad incidere più agevolazioni fiscali.
Il risultato di un approccio di questo tipo da parte delle imprese potrebbe essere una crescita del costo della misura in deficit. A questo si aggiunge poi un altro elemento di cui tener conto, vale a dire l’incertezza sull’impatto di gettito di alcune imposte sostitutive.
Secondo l’analisi del Corriere, l’Ufficio parlamentare di bilancio si rivolgerà all’esecutivo per chiedere se intende allargare il sistema di imposte cedolari del genere, nel quale caso sarebbe necessario rivedere il sistema, e ridurre la spesa dei servizi pubblici.
Il parere di Bankitalia sulla questione coperture per la Flat tax
Sul tema è intervenuto anche Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica del Dipartimento economia e statistica di Bankitalia Spa, il quale in audizione davanti alle commissioni riunite di Bilancio di Camera e Senato ha spiegato che “in un periodo di inflazione elevata, la coesistenza di un regime a tassa piatta e uno a progressività come l’Irpef comporta una ulteriore penalizzazione a chi è soggetto a quest’ultimo”.
“La sussistenza di regimi fiscali eccessivamente differenziati tra differenti tipologie di lavoratori pone un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare diversamente, in modo ingiustificato, individui con stessa capacità contributiva” ha spiegato ancora Balassone, riferendosi all’estensione dell’aliquota agevolata prevista dalla Flat tax alle partite Iva con reddito fino ad 85 mila euro.
Ma quali partite Iva trarranno maggior beneficio dall’introduzione della flat tax incrementale con tetto di reddito fissato ad 85 mila euro? Ricordiamo che la tassa piatta potrà essere applicata su un incremento fino a 40 mila euro, il che vuol dire che questo sistema sarà maggiormente vantaggioso per chi parte da una base di reddito non particolarmente alta e registra degli importanti incrementi di reddito.
Il Sole 24 Ore, nell’analizzare la questione, prende come esempio un consulente aziendale che passa da fatturare 80 mila euro, a fatturarne 200 mila, nel suo caso grazie alla flat tax incrementale ci sarà un risparmio di 10.811 euro, che si traducono in 900 euro al mese circa.
Ci sono poi altri elementi da prendere in considerazione, come l’incidenza delle aliquote Irpef e delle addizionali locali. Va detto che un contribuente con redditi tassati al 43% risparmierà, a parità di tutte le altre variabili, più di un contribuente che versa il 23%.
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