lente d'ingrandimento su calcolatrice e banconote da 50 euro

La proposta arriva dal centrodestra, ma soprattutto da Forza Italia e Lega con qualche incertezza da parte di Fratelli d’Italia. In sostanza si torna sui temi della campagna elettorale del 2018, ma quando poi si arrivò in qualche modo alla formazione del governo giallo-verde il progetto non si concretizzò.

Ma di cosa si tratta esattamente e come dovrebbe funzionare oggi la flat tax proposta dai partiti di centrodestra? La flat tax in sostanza è un’aliquota Irpef unica che dovrebbe essere impostata su una quota del 15% o del 23%, i dettagli sono ancora tutti da definire, ma quello che ci si aspetta è che produca una riduzione della pressione fiscale sul lavoro.

Il centrodestra propone ancora la Flat Tax, il problema dei costi

La proposta di una flat tax che garantisca che a pagare siano tutti ma che tutti paghino meno piace a Lega e Forza Italia ma non convince il partito di Giorgia Meloni. Ma di cosa si tratterebbe effettivamente? La leader di FdI teme che non vi sia sufficiente spazio di bilancio per una riforma come quella della flat tax, e infatti le risorse necessarie sono ingenti.

Da Fratelli d’Italia arriva infatti una proposta alternativa, che è quella di introdurre una “tassa incrementale” vale a dire un’aliquota unica sugli aumenti di ricavo o reddito.

Il problema delle coperture effettivamente non si può certo trascurare, perché con la Flat Tax le entrate nelle casse dello Stato andrebbero a ridursi notevolmente con conseguenti necessari tagli alla spesa pubblica.

Flat Tax al 23%, la proposta di Forza Italia

Silvio Berlusconi propone quindi la soluzione dell’aliquota unica al 23%, ma vediamo esattamente di cosa si tratterebbe. Ricordiamo prima di tutto che dopo la riforma del Fisco messa a punto dal governo di Mario Draghi gli scaglioni Irpef si sono ridotti da cinque a quattro, con i redditi fino a 15 mila euro che vengono tassati in quota del 23%, per passare al 25% nel caso di redditi fino a 28 mila euro, al 35% nel caso di redditi fino a 50 mila euro, e al 43% nel caso di redditi superiori ai 50 mila euro.

La proposta del leader di Forza Italia è quella di stabilire un’aliquota unica al 23% ma al contempo rafforzare l’Agenzia delle Entrate in modo tale da avere un maggior controllo e quindi un contrasto più efficace all’evasione. Questa misura così strutturata costerebbe dai 20 ai 30 miliardi di euro l’anno, e la riduzione della pressione fiscale riguarderebbe solo i redditi al di sopra dei 15 mila euro.

Flat Tac al 15%, la proposta della Lega

La proposta della Lega è un po’ diversa, infatti si parla di una flat tax al 15%, cioè una tassa unica per i dipendenti che costerebbe alle casse dello Stato somme ancora più importanti.

La proposta di Matteo Salvini è in sostanza quella che aveva avanzato durante il primo governo di Giuseppe Conte. Era il 2019 e allora si stimava una spesa annua compresa tra i 50 ed i 60 miliardi di euro.

Il leader leghista però era convinto che sarebbe stato possibile introdurre una flat tax al 15% spendendo solo 15 miliardi. Oggi sembra che Matteo Salvini sia più consapevole dell’entità della spesa necessaria per una misura come quella che propone il suo partito, ed ha quindi valutato altre soluzioni.

Si parla infatti della possibilità di estendere l’attuale regime forfettario, valido per alcune partite Iva (che pagano il 15% di tasse per redditi entro i 65mila euro annui) anche ai lavoratori dipendenti. Questo intervento riguarderebbe circa 2 milioni di persone e permetterebbe di restare nella spesa prevista nel 2019 di 15 miliardi di euro annui.

Flat Tax incrementale, la proposta di Fratelli d’Italia

Ed eccoci alla proposta di Giorgia Meloni, che si è dimostrata piuttosto scettica rispetto alla possibilità di realizzare effettivamente le due proposte che arrivano dagli alleati di coalizione per via di una questione di mancanza di risorse.

Da Fratelli d’Italia arriva quindi la proposta di una “flat tax incrementale” che si andrebbe ad applicare sull’aumento dei redditi dichiarati e dovrebbe costare meno alle casse dello Stato,.

Ma come funzionerebbe all’atto pratico? In sostanza se nel corso dell’anno scorso ho dichiarato 50 mila euro di reddito, e quest’anno dichiaro 55 mila euro, sull’eccedenza di 5 mila euro vado a pagare un’aliquota che potrebbe essere del 15% o del 23%.

Si trattrebbe di una misura sostanzialmente a costo zero, nel senso che non comporterebbe una riduzione delle entrate dell’Erario, ma comporterebbe un eventuale aumento minore delle entrate rispetto a quello che si avrebbe con l’attuale sistema.

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