Molti dei bonus e delle agevolazioni che sono stati introdotti, in particolare nel corso di questi ultimi anni, vengono riconosciuti solo alle famiglie con reddito basso. In altri casi il reddito serve invece a determinare gli importi spettanti al nucleo familiare beneficiario di un certo bonus, ma il punto di partenza è sempre l’Isee, vale a dire l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.
Il governo di Giorgia Meloni si appresta a modificare proprio il sistema di calcolo dell’Isee, un intervento che in realtà aveva già in programma il governo di Mario Draghi, ma che non è stato portato avanti per via della crisi di governo che ne ha determinato la fine prematura.
Giorgia Meloni ha già fatto sapere di essere favorevole ad una revisione del sistema di calcolo dell’Isee, e questo dovrebbe comportare degli evidenti vantaggi per molti cittadini che in questo modo avranno la possibilità di accedere a bonus ed agevolazioni cui prima non avevano diritto, oppure si vedranno incrementare gli importi spettanti per quel che riguarda agevolazioni che gli erano già state riconosciute.
Cosa comporterà la riforma dell’Isee del governo Meloni
Il governo di centrodestra si appresta quindi ad intervenire con delle modifiche significative al metodo di calcolo per l’Isee, e questo dovrebbe determinare anzitutto un allargamento della platea dei beneficiari di alcune agevolazioni già esistenti.
In particolare però il ricalcolo dell’Isee dovrebbe rafforzare prima di tutto l’assegno unico per figli a carico, anche se questo vantaggio riguarderà solo alcune famiglie.
Ma in che modo verrà fatta la riforma dell’Isee? Si parte da un dato ormai accertato, il calcolo dell’Isee sul modello attuale risulta falsato dall’inserimento nel conteggio delle proprietà immobiliari.
Quando un nucleo familiare possiede più immobili infatti l’Isee risulta maggiore, ma in molti casi si tratta di proprietà che non producono alcuna entrata, ad esempio perché si tratta di immobili sfitti.
Emerge quindi la necessità di rivedere il sistema di calcolo dell’Isee, escludendo ad esempio gli immobili che non producono entrate. Questo, insieme ad altre modifiche in programma, dovrebbe comportare una riduzione dell’Isee e quindi importi maggiori erogati sotto forma di bonus e altri incentivi a sostegno delle famiglie con reddito basso.
In cosa consiste la riforma dell’Isee del governo Meloni
L’obiettivo che il governo di Giorgia Meloni si prefigge, nell’intervenire sul sistema di calcolo dell’Isee familiare, è anzitutto quello di far pesare molto meno gli immobili di proprietà della famiglia.
Attualmente il sistema di calcolo dell’Isee prevede che si divida l’Ise (Indicatore della Situazione Economica) per la Se (scala di equivalenza familiare). Per calcolare l’Ise, si utilizza la formula: Isr + 20% Isp, dove per Isr si intende Indicatore della Situazione Reddituale, e per Isp invece Indicatore della Situazione Patrimoniale.
L’Isr è quindi la somma dei redditi, mentre Isp è la somma dei patrimoni e viene calcolata prendendo l’intero patrimonio immobiliare del nucleo familiare, sommando il patrimonio mobiliare e sottraendo la franchigia fissata a 15.493,71 euro.
Possiamo quindi dedurre che oggi il patrimonio immobiliare, più una parte di quello mobiliare, pesa sull’Isee per il 20%. In questo calcolo il valore della prima casa viene calcolato al netto del mutuo ancora da pagare, ma non se ne tiene conto quando il valore complessivo dell’immobile è inferiore a 52.500 euro, incrementato di 2.500 euro per ogni figlio convivente successivo al secondo.
Ma torniamo alle modifiche che il governo Meloni avrebbe in programma, che dovrebbero ridurre ulteriormente l’incidenza degli immobili sul calcolo dell’Isee. Questo, come la nuova presidente del Consiglio ha ribadito in più occasioni, dovrebbe potenziare i sostegni in favore delle famiglie con figli.
La riforma dell’Isee tuttavia non prevede solo quanto esposto finora, ma vi sono altre soluzioni che possono essere adottate per ridurre che gli immobili pesino troppo sul valore finale.
Secondo alcuni esperti si potrebbe intervenire dando meno peso alle proprietà diverse dalla prima casa che risultano sfitte o comunque acquisite da eredità, in particolare per quei casi in cui la proprietà in questione non è esclusiva ma condivisa con altri.
Poi si potrebbe intervenire sulla franchigia, che potrebbe essere portata da 52 mila euro fino ad 80 mila euro, e in questo modo la casa di abitazione peserebbe ancora meno sull’Isee.
A chi conviene la riforma dell’Isee del governo Meloni
Se la riforma dell’Isee dovesse effettivamente seguire questi parametri, a trarne vantaggio sarebbero prima di tutto coloro che in questi anni si sono ritrovati penalizzati per il possesso di più proprietà che di fatto però non garantivano alcuna entrata.
Aumentando la franchigia poi ci sarebbero benefici anche per tutte quelle famiglie che hanno case di proprietà, che otterrebbero una significativa riduzione dell’Isee finale e quindi un aumento degli importi dei bonus spettanti.
E qui torniamo a parlare dell’Assegno Unico per i figli a carico, che prevede il riconoscimento dell’importo massimo solo a chi ha un Isee al di sotto dei 15 mila euro.
Se si andasse effettivamente a revisionare il calcolo dell’Isee in questi termini, allora si avrebbe un minor peso del patrimonio immobiliare, e di conseguenza un indicatore più basso per molte famiglie, con la diretta conseguenza che la platea dei beneficiari dell’importo massimo dell’assegno unico ne risulterebbe estesa.
Non solo quindi avremmo importi maggiori erogati alle famiglie che avevano già diritto al bonus, ma avremo un maggior numero di famiglie che rientreranno nei requisiti Isee per poter ricevere l’assegno unico per i figli a carico.
Naturalmente non si tratta solo dell’assegno unico per i figli a carico, ma anche di altre agevolazioni che vengono riconosciute sulla base dell’Isee, come ad esempio il bonus Nido, oppure le agevolazioni previste per ridurre i costi di iscrizione all’università.
Quali sono gli ostacoli che potrebbero impedire la riforma dell’Isee
Malgrado le buone intenzioni, il governo guidato da Giorgia Meloni potrebbe non riuscire ad intervenire come da programma per quel che riguarda la riforma dell’Isee, e questo per via dei costi.
Oggi la spesa per l’assegno unico per i figli a carico viene stimata intorno ai 15,12 miliardi di euro annui, e visto l’aumento del costo della vita per via della crisi energetica e dell’inflazione, si calcola che per i prossimi anni serviranno minimo 18 miliardi di euro.
Se il governo Meloni interverrà con la modifica del sistema per il calcolo dell’Isee, molte più famiglie avranno diritto all’assegno unico, e una parte di quelle che già lo ricevevano avranno diritto ad importi maggiorati, motivo per cui serviranno risorse ancor superiori e questo produrrebbe un ulteriore aumento della spesa assistenziale.
Inoltre nella Legge di Bilancio 2023 sono previsti già diversi interventi dai costi elevati, e dal momento che le risorse scarseggiano il rischio è che la riforma dell’Isee finisca per slittare di un anno almeno.
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