Il Superbonus 110%, introdotto inizialmente dal Governo di Giuseppe Conte, ha suscitato dibattiti riguardo alla sua efficacia e sostenibilità finanziaria. Inizialmente, il Governo in carica ha deciso di bloccare la cessione del credito e lo sconto in fattura per controllare i costi elevati del programma. Tuttavia, sembra che possa esserci una possibilità di ripensare questa decisione.

Il Superbonus non va considerato solo come una spesa a causa delle detrazioni fiscali elevate che offre. Nonostante il suo alto costo per lo Stato, stimato intorno a 60 miliardi di euro, ha generato un aumento del Pil di quasi 91 miliardi di euro. I dati indicano quindi un impatto positivo complessivo della misura.

Uno studio condotto dalla Fondazione Nazionale dei commercialisti analizza la spesa e il gettito fiscale generati dal Superbonus negli anni 2021 e 2022, confermando che il programma non ha portato solo a costi eccessivi. Il settore edile è stato revitalizzato grazie agli investimenti nelle costruzioni, e numerosi edifici hanno migliorato l’efficienza energetica sfruttando le detrazioni associate al bonus.

Nel corso di due anni, lo Stato ha speso complessivamente 97 miliardi di euro per il Superbonus, una cifra considerevole. Tuttavia, se si considerano gli effetti nel medio periodo, l’incremento del Pil nel corso di cinque anni supererà i 91 miliardi di euro, con un gettito fiscale di circa 37 miliardi di euro.

Se si tiene conto anche del gettito fiscale derivante dal Superbonus, il costo per lo Stato scende a 60 miliardi di euro, un importo inferiore all’aumento del Pil. Questo fa apparire il Superbonus sotto una luce completamente nuova.

Il Superbonus, dunque, ha un impatto positivo sulle finanze pubbliche se si guarda al futuro anziché al presente. Secondo il comunicato stampa dei commercialisti, considerando adeguatamente l’effetto di retroazione fiscale, l’incremento del Pil generato dal Superbonus, anche se ottenuto attraverso un aumento del debito, supererebbe l’impatto sul debito stesso, migliorando il rapporto percentuale tra debito e Pil.

Sulla base di questi risultati positivi attesi per il Pil nel prossimo periodo, i commercialisti propongono al legislatore di ripensare al meccanismo della cessione del credito.

L’obiettivo sarebbe consentire un incentivo mirato e sostenibile per gli anni 2024 e 2025. Tuttavia, il Superbonus dovrebbe essere limitato a interventi di riqualificazione energetica sugli edifici meno efficienti, condomini di grandi dimensioni, residenze pubbliche e famiglie meno abbienti.

In definitiva, la proposta è quella di trasformare il Superbonus da un programma “selvaggio” a un’iniziativa incentrata su interventi che possano veramente migliorare non solo l’aspetto e l’efficienza degli edifici, ma anche la qualità della vita dei loro abitanti.

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