busta paga, carte di credito e varie banconote disposte su un piano

Il decreto Aiuti bis che il governo di Mario Draghi ha varato prevede aumenti degli stipendi e delle pensioni che, tuttavia, non sono altro che il risultato dell’indicizzazione, e quindi dovrebbero essere commisurati all’aumento dell’inflazione. Il decreto in questione di fatto non fa altro che anticipare una quota degli aumenti già previsti che sarebbero altrimenti scattati solo con l’arrivo del nuovo anno.

D’altra parte il costo della vita per le famiglie italiane ha subito negli ultimi mesi una impennata importante e questi seppur minimi aumenti finiscono per diventare fondamentali per tanti lavoratori e pensionati per arrivare alla fine del mese.

Gli aumenti che sarebbero scattati a gennaio 2023 per effetto della perequazione scatteranno infatti in anticipo di tre mesi, a ottobre 2022, e in questo modo pensionati e lavoratori si ritroveranno complessivamente con 130 euro in più entro la fine dell’anno.

Tra le modifiche che potrebbero essere apportate al testo originale del decreto Aiuti bis nel corso del suo iter per la conversione in legge, anche l’estensione del bonus una tantum 200 euro ad altre categorie di lavoratori che non erano coperte dal bonus fino ad ora.

Ma non è detto che alla fine tutti i vari interventi, dall’aumento anticipato delle pensioni all’estensione del bonus 200 euro vedano effettivamente la luce. Il problema è che i 17 miliardi di euro stanziati inizialmente per le misure inserite nel decreto Aiuti bis potrebbero non essere sufficienti e il governo di Mario Draghi vuole evitare uno scostamento di bilancio in questa fase così incerta per l’economia europea e italiana in particolare.

Anticipo aumento delle pensioni, come funziona e a chi spetta

Gli aumenti delle pensioni per via dell’impennata del costo della vita dovevano scattare a partire dal mese di gennaio 2023, invece con il decreto Aiuti bis il governo di Mario Draghi ha deciso di anticipare gli aumenti su stipendi e pensioni al mese di ottobre.

In altre parole a ricevere una parte dell’aumento previsto dal meccanismo dell’indicizzazione saranno sia i pensionati che i lavoratori del pubblico e del privato, ma solo se al di sotto del tetto fissato a 2.692 euro al mese.

Quanto agli importi, sia per i lavoratori che per i pensionati si dovrebbe arrivare ad un aumento di circa 230 euro nell’intero periodo ottobre – dicembre, compresa la tredicesima. Tuttavia si tratta di ua cifra lorda, mentre al netto siamo nell’ordine dei 130 euro massimo.

Partendo dal calcolo della perequazione per le pensioni fino a 524,35 euro, vediamo che l’integrazione al trattamento minimo dell’INPS si attesta intorno ad un netto di 10/11 euro in più al mese.

Avremo quindi per i pensionati con assegno minimo un aumento complessivo per gli ultimi tre mesi dell’anno più la tredicesima, di circa 42 euro. In tal caso avremo importo lordo e importo netto che coincidono in quanto siamo nell’ambito della no tax area.

Per le pensioni più alte poi il calcolo ci mostra che gli aumenti saranno via via più consistenti. Se prendiamo ad esempio una pensione di 1.000 euro al mese, l’aumento previsto dovrebbe aggirarsi intorno ai 100 euro lordi, quindi bisogna calcolare l’importo da sottrarre per le tasse. Si scende quindi dai circa 25 euro lordi ai 16/17 euro netti al mese tra mensilità di ottobre, novembre e dicembre più la tredicesima.

Per le pensioni che si avvicinano ai 2.600 euro poi gli aumenti diventano ancora più sostanziosi, fino ad arrivare a 130 euro netti, cioè poco più di 32 euro a ottobre, novembre, dicembre e nella tredicesima.

Bonus 200 euro esteso a nuove categorie di lavoratori

Tra le varie modifiche al testo originale del decreto Aiuti bis ci sono anche novità che riguardano il bonus una tantum da 200 euro che pensionati, nuclei percettori di reddito di cittadinanza e lavoratori dipendenti del pubblico e del privato hanno già incassato nel mese di agosto.

Il bonus 200 euro infatti viene esteso ad altre categorie che finora erano rimaste tagliate fuori dal beneficio, quali i lavoratori autonomi e i professionisti con partita Iva.

Stando alle ultime notizie che stanno arrivando in questi giorni, dovremo aspettarci un click day che si terrà probabilmente nel mese di settembre e che sarà organizzato da INPS e Casse private professionali per la richiesta del bonus da parte dei titolari di partita Iva.

Il problema è che le risorse stanziate per estendere il bonus 200 euro a tutti i lavoratori autonomi e i professionisti con partita Iva potrebbero non bastare. Resta quindi da risolvere il problema delle coperture, e Mario Draghi sta cercando di evitare un nuovo scostamento di bilancio.

I soldi potrebbero non bastare per tutti gli interventi in programma

Il problema delle coperture diventa sempre più ostico e il rischio che si debba fare a meno di alcuni degli interventi previsti si fa sempre più concreto.

Il governo infatti potrebbe non essere in grado di trovare le coperture per intervenire con l’aumento delle pensioni e degli stipendi, più l’estensione del bonus una tantum, più i nuovi bonus per gli sconti sulle bollette di gas e luce.

Uno o più di questi grandi interventi potrebbero saltare ed essere rinviati a data da destinarsi, sempre che in seguito le risorse ci siano. Ma quali sono gli interventi a rischio? Partiamo dai rincari sulle bollette di gas e luce, che sulla base del prezzo del gas al mercato di Amsterdam si aggira intorno ai 250 euro al megawattora, con la previsione di nuovi aumenti in ottobre.

Il rischio poi è che alla fine si arrivi ai razionamenti in caso di stop delle forniture di gas da Mosca. Il governo di Mario Draghi starebbe comunque valutando in che modo ridurre l’impatto degli aumenti sulle famiglie e sulle imprese italiane, e quindi ridurre il rischio di chiusura di tante aziende, nonché l’aumento inevitabile del numero di cittadini morosi.

A disposizione per le misure inserite nel decreto Aiuti bis ci sono però soltanto 17 miliardi di euro, e il presidente del Consiglio non intende ricorrere ad un nuovo scostamento di bilancio. Ma probabilmente non saranno i bonus per ridurre le bollette ad essere sacrificati, saranno invece gli aumenti degli stipendi e delle pensioni.

Il piano di Mario Draghi potrebbe essere quindi quello di agire in due tappe, facendo passare prima un emendamento al decreto Aiuti bis con cui si rafforzano gli aiuti a famiglie e imprese, intervento per il quale occorrono circa 5-10 miliardi di euro di aiuti aggiuntivi. Qui parliamo di misure come il credito d’imposta per le aziende energivore, le forniture calmierate per alcune imprese e il prolungamento dello stop agli oneri di sistema in bolletta.

Le altre misure potrebbero essere inserite in un nuovo decreto, da varare a ridosso delle elezioni del 25 settembre, con la conversione in legge che spetterebbe poi alle nuove Camere.

Entrate permettendo sarebbe in questo nuovo decreto che troverebbero posto il rafforzamento del bonus sociale per le famiglie con reddito basso, la proroga degli sconti sulle accise dei carburanti, e un’eventuale ulteriore riduzione dei costi probabilmente azzerando l’iva sul gas.

Tra gli interventi più a rischio ci sono però gli aumenti degli stipendi e delle pensioni. Per queste ultime l’anticipo della rivalutazione al mese di ottobre al 2% è costato circa 1,4 miliardi di euro, il che significa, secondo i calcoli de Il Sole 24 Ore, che l’intervento a gennaio potrebbe costare altri 6 miliardi.

Per lo sgravio contributivo del 2% per i redditi fino a 35 mila euro invece il costo per l’intero anno 2023 dovrebbe aggirarsi intorno ai 4,5 miliardi di euro, ai quali però si aggiungono gli 8 miliardi per la proroga dei bonus e degli sconti in bolletta, e almeno 4 miliardi per rinnovare nel triennio 2022-2024 i contratti degli statali.

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