L’inizio del nuovo anno ha portato ulteriori rincari per le famiglie italiane, non solo sulle bollette di luce e gas, ma anche sui carburanti (con lo stop al taglio delle accise). Aumenti che sono destinati a ripercuotersi su vari beni e servizi, dai generi alimentari ai trasporti.
Non solo, perché i nuovi aumenti cui gli Italiani si trovano a far fronte a partire dall’inizio del 2023 riguardano anche alcune tasse, come Imu e Tari, a cui si aggiungono i rincari sulle rate dei mutui.
Il Codacons ha già fatto un po’ di conti, e secondo le ultime stime sulle famiglie italiane si rischia un incremento di spesa complessivo di 2.435 euro per nucleo, e questo senza contare gli aumenti sulle bollette di gas e luce.
Tra gli ulteriori rincari attesi con l’arrivo del nuovo anno abbiamo infatti diversi prodotti di largo consumo, compresi i generi alimentari, poi ci sono gli aumenti sugli interessi sui prestiti, i rincari sui servizi di trasporto pubblico legati allo stop al taglio delle accise sui carburanti deciso dal governo di Giorgia Meloni.
Ma vediamo quali sono esattamente le cause che andranno ad incidere sugli aumenti di alcune tasse come Imu e Tari, e quali fattori determineranno un aumento degli interessi sulle rate dei mutui.
Quanto pagheremo in più di Imu e Tari
Ad aumentare con l’arrivo del nuovo anno, come accennato, saranno anche alcune imposte, e in particolare ci riferiamo agli aumenti attesi su Imu e Tari, cioè quelle destinate alle casse delle amministrazioni locali.
Gli aumenti in questi casi sembrano essere collegati agli effetti della gestione del Covid-19, che hanno prodotto un drastico calo delle entrate nelle casse comunali in tutta Italia.
I Comuni si sono così ritrovati a fare i conti con spese di gestione maggiorate per via dei rincari sui prodotti energetici, e con le casse ‘svuotate’ per via della riduzione delle entrate di cui sopra. Ed è questo che porterà le amministrazioni locali ad aumentare imposte locali come Imu e Tari appunto.
La prima delle due si riferisce alle proprietà immobiliari, ma non tocca la prima casa. Quanto alla seconda, riguarda il pagamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Sia nel primo caso che nel secondo si tratta di tasse che devono essere pagate ogni anno e che sono destinate alle casse comunali.
Basta possedere una qualsiasi proprietà immobiliare per essere soggetti al pagamento dell’Imu (Imposta Municipale Unica) a meno che si tratti dell’abitazione principale, perché in questo caso l’imposta non è dovuta. Sono invece soggetti al pagamento della Tari tutti coloro che producono rifiuti, quindi le abitazioni private ma anche i luoghi di lavoro, dalle attività commerciali agli studi professionali.
Ogni Comune ha anche la possibilità di stabilire specifici casi di esenzione dal pagamento dell’IMU o della Tari, ma fatta eccezione per quei soggetti che ne beneficeranno, per tutti gli altri si prevedono aumenti di circa 45 euro a famiglia per il 2023.
Naturalmente non si tratta di un aumento uguale per tutte le amministrazioni locali sull’intero territorio nazionale, infatti ogni Comune potrà operare scelte diverse, e decidere per aumenti più o meno marcati. Ma le prime statistiche indicano un aumento medio di Imu e Tari di 45 euro.
Aumentano le rate del mutuo, quanto si paga nel 2023
Altri aumenti sono previsti nel 2023 sulle rate dei mutui. Infatti chi ha aperto un mutuo con una banca per comprare casa rischia di ritrovarsi con rate più corpose di quanto preventivato.
Saranno soggetti a questi aumenti coloro che hanno sottoscritto mutui a tasso variabile, motivo per cui nella nuova legge di bilancio è stata inserita una misura che permette in alcune circostanze, e solo se il contraente risulta in possesso di determinati requisiti, di passare a un mutuo a tasso fisso.
Ma tornando agli aumenti sulla rata, questi sono dovuti alla decisione della Bce di applicare un rialzo dei tassi di interesse generali sui prestiti nonché su alcuni servizi erogati ai clienti.
Quanto all’entità dell’aumento, secondo le stime più recenti il rincaro costerà agli italiani circa 1.650 euro in più per il 2023. Inoltre non si tratta dell’unico aumento per quel che riguarda il settore bancario, visto che è previsto un ulteriore incremento della spesa, di ulteriori 9 euro a famiglia, per l’accesso ai servizi bancari.
Il punto è che questi aumenti non sono che parte dei forti rincari cui le famiglie italiane si trovano a far fronte da ormai un anno almeno. Sono attesi poi ulteriori rincari sulle bollette di gas e luce, che inevitabilmente porteranno a lievitare ancora di più la spesa che ogni nucleo familiare si ritrova ad affrontare.
Unica nota positiva è che il prezzo del gas, almeno per ora, segna un lieve calo, destinato comunque secondo le previsioni a lasciare ben presto il posto ad ulteriori aumenti con il calo delle temperature previsto per i prossimi giorni.
Quali sono gli altri aumenti del 2023
Proviamo quindi a fare il punto della situazione aumenti per il 2023. Abbiamo già citato gli aumenti attesi su imposte comunali come Imu e Tari, a cui si aggiungono i rincari di alcuni prodotti e servizi con particolare preoccupazione per i generi alimentari, che secondo il Codacons potrebbero far lievitare la spesa della famiglia media di 507 euro per il 2023.
Tra le cause ovviamente il tasso di inflazione, ma anche le difficoltà che l’intera filiera agricola sta affrontando. Si tratta infatti di aumenti che sono iniziati già nel 2022, e che semplicemente continuiamo a trascinarci dietro finché non vi sarà un sostanziale cambiamento della situazione geopolitica, il che è ben più che improbabile nel medio periodo.
Resteranno su prezzi elevati, intorno ai 2 euro al litro, i carburanti. Questo lo dobbiamo alla decisione dell’attuale esecutivo di non rinnovare il taglio delle accise introdotto dal governo di Mario Draghi.
E per gli automobilisti ci sono da considerare anche gli aumenti degli altri costi legati all’auto, come il prezzo medio dell’assicurazione sulla responsabilità civile (RC Auto), come conseguenza dell’aumento generalizzato dei prezzi.
Infine sono attesi aumenti sui servizi di telefonia, che dovrebbero servire a recuperare le perdite degli anni passati, e in generale si potrebbe registrare un calo del turismo legato alla necessità di tirare la cinghia.
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