Non ci sarà solo il contributo da 200 euro destinato a chi guadagna fino a 35 mila euro l’anno nel decreto Aiuti che il governo di Mario Draghi sta mettendo a punto in queste ore. Tra le misure in esso contenute infatti vi sono anche la proroga del bonus sociale per le bollette di gas ed energia elettrica, aiuti economici per gli affitti e per i trasporti pubblici, ed incentivi per dare una spinta alle fonti rinnovabili.

Approvato in Cdm il decreto Aiuti ed Energia

Nel corso della conferenza stampa tenutasi ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto sapere che il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo del decreto Aiuti ed Energia, ed ha annunciato che tra le misure in esso contenute vi è anche un contributo da 200 euro destinato ai redditi fino a 35 mila euro.

Il decreto Aiuti è stato approvato in Cdm ma senza la partecipazione del Movimento 5 Stelle che ha preferito non prendere parte al voto in quanto in disaccordo sulla norma che potrebbe aprire la strada alla realizzazione di un inceneritore a Roma.

È sbagliato sporcare le idee politiche del Movimento – come la tassazione sugli extraprofitti, il superbonus, il potenziamento di transizione 4.0, le misure sulle bollette e sul rafforzamento patrimoniale – con norme sugli inceneritori” ha commentato il capodelegazoine M5s Stefano Patuanelli, “per questo motivo abbiamo deciso di non paretcipare al voto”.

Il presidente del Consiglio ha poi commentato la decisione del M5s di non votare il decreto Aiuti affermando: “siamo rimasti dispiaciuti ma mi auguro che non abbia conseguenze particolari che si traducano in fibrillazioni, è un disaccordo che speriamo di superare in qualche modo”.

Nel decreto Aiuti contributo da 200 euro per redditi fino a 35 mila euro

Una delle novità più interessanti che arrivano con il decreto Aiuti ed Energia approvato ieri dal Consiglio dei Ministri riguarda il bonus da 200 euro destinato a tutti coloro che guadagnano fino a 35 mila euro l’anno.

La platea di beneficiari di questo contributo è in sostanza quella composta da lavoratori e pensionati che hanno tratto i minori vantaggi dalla riforma dell’Irpef approvata a fine 2021.

In tutto ad essere raggiunti dal contributo da 200 euro dovrebbero essere, secondo quanto lo stesso presidente del Consiglio ha affermato, circa 28 milioni di italiani. Il premier ha a tal proposito evidenziato: “veniamo incontro alle esigenze esposte dai sindacati” ricordando l’importanza di tutelare il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni.

Si tratta di una misura che cosa più di 6 miliardi di euro, per finanziare la quale si è ricorso ad un aumento dal 10 al 25% della tassa sugli extraprofitti (che si applica in realtà al maggior valore aggiunto) realizzati dalle imprese energetiche.

Decreto Aiuti: prorogato il bonus sociale, e sarà retroattivo

Il testo del decreto Aiuti ed Energia si compone di circa 50 articoli, uno dei quali prevede l’estensione per ulteriori 3 mesi del bonus sociale per le bollette di gas e luce, e al tempo stesso lo rende in parte retroattivo, dando la possibilità di compensare le bollette già pagate con quelle future.

Per quanto riguarda le modalità di applicazione e funzionamento del bonus sociale inserito nel decreto Aiuti, laddove l’attestazione Isee permette l’applicazione dell’agevolazione, il bonus viene riconosciuto automaticamente per altri 3 mesi, raggiungendo quindi quei 5,2 milioni di famiglie cui era stato esteso con il precedente decreto.

Nel testo del decreto leggiamo infatti quanto segue:

“L’eventuale intervenuto pagamento, nell’anno in corso, ma in data antecedente all’ottenimento dell’attestazione, di somme eccedenti a quelle dovute sulla base dell’applicazione del bonus, è oggetto di automatica compensazione da effettuare nelle bollette immediatamente successive, ovvero qualora questa non sia possibile, di automatico rimborso. Nel caso in cui il pagamento non sia stato ancora effettuato, l’importo è rideterminato con applicazione del bonus”.

Nel decreto Aiuti ed Energia interventi per 30 miliardi di euro

Nel decreto Aiuti sono stati inseriti diversi provvedimenti che intervengono in modo concreto sugli aumenti dei prezzi di energia e materie prime, di importanza centrale in questa delicata fase.

Vengono infatti stanziati 3 miliardi di euro per la rivalutazione dei prezzi delle opere pubbliche in considerazione dei rincari che hanno subito le materie prime, sia sui progetti già avviati che su quelli da avviare con il piano nazionale.

Ci sono poi altri 8 miliardi di euro che vanno a finanziare misure contro il caro energia e gli effetti sull’economia italiana delle sanzioni imposte contro la Russia. Queste misure sono finanziate “in larga parte con i margini individuati nel Def” come differenza tra l’obiettivo e il tendenziale, e per la restante parte con una rimodulazione del Fondo sviluppo e coesione, come evidenzia il ministro dell’Economia Daniele Franco.

In conferenza stampa il presidente del Consiglio ha fatto notare che “il decreto testimonia l’impegno del governo nel sostenere le famiglie, in particolare le più povere, e le imprese”.

“Nel clima di grandissima incertezza il governo fa il possibile per dare un senso di vicinanza a tutti gli italiani” ha detto ancora Mario Draghi “l’obiettivo principale è difendere il potere di acquisto delle famiglie e la capacità produttiva delle imprese. Approviamo liberalizzazioni per accelerare la transizione ecologica: le rinnovabili contribuiranno a renderci più indipendenti dal gas russo”.

Il premier ha anche sottolineato che il fenomeno inflattivo è legato alla crisi energetica ed è temporaneo e, pertanto, deve essere affrontato con misure eccezionali. A tal fine sono stati stanziati fino ad ora 15,5 miliardi di euro, che con le risorse stanziate nel nuovo decreto porta a “un totale di circa 30 miliardi già spesi, due punti percentuale del prodotto interno lordo”.

“E vorrei notare che lo abbiamo fatto senza ricorrere a scostamenti di bilancio: questo dimostra che non sono tanto gli strumenti che contano ma le risposte alle necessità, le esigenze” ha spiegato poi il presidente del Consiglio.

Nel decreto Aiuti ed Energia risorse per la realizzazione di rigassificatori

Nella costante ricerca di fonti energetiche alternative al gas russo, e nella prospettiva di raggiungere una maggior indipendenza energetica, l’Italia punta sulla diversificazione e investe sulle opere finalizzate all’incremento della capacità di rigassificazione mediante unità galleggianti e le connesse infrastrutture che diventano “interventi di pubblica utilità, indifferibili e urgenti”.

Per la realizzazione di questa tipologia di interventi finalizzati “alla sicurezza energetica nazionale” saranno nominati uno o più Commissari straordinari di governo. Il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha spiegato a tal proposito che la norma “nella seconda metà del 2024 ci consentirà di essere virtualmente indipendenti dal gas russo”.

A tale scopo sarà necessario “essere in grado all’inizio del prossimo anno di installare il primo rigassificatore che sarà galleggiante, non strutture permanenti. Ce ne saranno due, uno ad inizio 2023 e l’altro possibilmente a fine 2023″.

È stato poi lo stesso Cingolani ad annunciare che “c’è una norma per il periodo transitorio sul carbone: sapete che per cercare di risparmiare un po’ di miliardi di metri cubi di gas abbiamo deciso in un precedente decreto di continuare a utilizzare le 4 centrali in funzione che andavano progressivamente verso il phase out; le utilizzeremo ancora, ragionevolmente, per 18 mesi, massimo due anni senza aprire centrali già spente. Le manterremo in funzione al 100% con una deroga non alle emissioni europee ma solo a quelle nazionali”.

Nel decreto Aiuti 200 milioni di euro per le imprese danneggiate dalla guerra e dalle sanzioni

L’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina e le sanzioni imposte contro Mosca, hanno determinato ingenti danni economici specie per alcune imprese maggiormente esposte a quei mercati.

Le aziende interessate da “ripercussioni economiche negative derivanti dalla crisi internazionale in Ucraina, che si sono tradotte in perdite di fatturato derivanti dalla contrazione della domanda, dall’interruzione di contratti e progetti esistenti e dalla crisi nelle catene di approvvigionamento” potranno accedere secondo quanto stabilito dal decreto Aiuti ad un fondo ad hoc.

Il nuovo decreto approvato ieri in Cdm prevede infatti lo stanziamento di 200 milioni di euro che andranno nel Fondo presso il ministero dello Sviluppo Economico. Il provvedimento prevede che per l’accesso alle risorse stanziate le imprese soddisfino tutta una serie di requisiti.

Tra i requisiti richiesti quello di aver “realizzato negli ultimi due anni operazioni di vendita di beni o servizi, ivi compreso l’approvvigionamento di materie prime e semilavorati, con l’Ucraina, la Federazione russa e la Bielorussia, pari almeno al 20 per cento del fatturato aziendale totale“.

Il ministro del Tesoro ha inoltre annunciato: “abbiamo esteso al 31 dicembre la garanzia sui prestiti bancari alle Pmi e alle imprese maggiori attraverso Sace”.

Decreto Aiuti: 925 milioni di euro per aumenti di capitale delle controllate statali

Nel decreto Aiuti il governo ha inserito anche quasi 1 miliardo di euro che andrà a finanziare aumenti di capitale delle controllate dallo Stato.

Nella bozza del decreto leggiamo per l’esattezza che è previsto “un incremento di 925 milioni di euro, per il 2022, dell’autorizzazione di spesa prevista dal decreto legge agosto, per sostenere programmi di sviluppo e rafforzamento patrimoniale delle società soggette a controllo dello Stato, con sottoscrizione di aumenti di capitale e di strumenti di patrimonializzazione”.

Inoltre la stessa bozza prevede un fondo da 600 milioni di euro complessivi per spingere gli obiettivi fissati nel Pnrr per le grandi città. Si tratta di un fondo che secondo le previsioni del Ministero dell’Interno dovrebbe avere una dotazione di 100 milioni di euro per il 2022, 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024, e altri 100 milioni per il 2025 ch andranno ai Comuni con più di 800 mila abitanti.

A ricevere parte degli aiuti previsti dal nuovo decreto saranno anche quei Comuni che accolgono minori provenienti dall’Ucraina. In questo caso è previsto il rimborso dei costi sostenuti fino ad un massimo di 100 euro al giorno pro-capite.

Esiste già a questo scopo il Fondo per le emergenze nazionali, e nel decreto è previsto di aumentare le risorse di ulteriori 58,5 milioni di euro per il 2022. Inoltre il decreto prevede che gli sfollati possano convertire in euro le banconote della grivnia, la moneta dell’Ucraina, senza che vengano applicate commissioni di cambio e senza la necessità di aprire un conto.

Viene fissato il limite di cambio di 10.000 grivnia, pari a circa 320 euro, a persona, al tasso definito dalla Banca Nazionale Ucraina e comunicato a Bankitalia Spa. Sulla base di quanto si legge nella bozza del decreto lo Stato italiano presta garanzia a bankitalia in caso di inadempimento da parte dalla Banca Nazionale ucraina dell’obbligo di acquisto delle banconote.

Il decreto Aiuti getta le basi per la realizzazione di un inceneritore a Roma

È questa la parte del decreto Aiuti ed Energia che ha portato alla decisione del Movimento 5 Stelle di non prendere parte al voto. Infatti nella bozza approvata in Cdm si prevede all’articolo 13 l’assegnazione di poteri straordinari al Commissario nominato dal Governo per il Giubileo del 2025, nell’ambito della gestione dei rifiuti della Capitale.

Questo articolo di fatto permetterà al Commissario di approvare i progetti di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti compresi quelli pericolosi, di elaborare e approvare il piano per la bonifica delle aree inquinate, di autorizzare l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero di rifiuti inclusi anche in questo caso quelli pericolosi.

Il Commissario, sulla base di quanto disporrà il decreto Aiuti, potrà procedere con ordinanza, sentita la Regione Lazio, che avrà 15 giorni per esprimersi.

Il Movimento 5 Stelle tuttavia non ci sta. “Non siamo contrari alle norme straordinarie per attribuire più poteri al sindaco di Roma, ma abbiamo chiesto che questi nuovi impianti, in linea con la normativa europea, fossero di nuova tecnologia: dunque eco-sostenibili, non inceneritori” ha infatti spiegato Stefano Patuanelli.

“Abbiamo proposto di stralciare quella norma, di inserirla in un altro decreto, di aggiustarla. Tutto questo ci è stato negato. Così la transizione ecologica rimane solo sulla carta” spiegano dal M5s.

In una nota pubblicata dai deputati grillini in commissione Ambiente si legge ancora che inserire nel decreto Aiuti una norma che concede poteri commissariali al sindaco di Roma per la realizzazione degli inceneritori “non poteva e non potrà trovare d’accordo il Movimento 5 Stelle. Siamo rammaricati dal fatto che non siano state accolte le nostre proposte di modifica, orientate a dare priorità a una raccolta differenziata efficace e ad impianti davvero utili”.

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