Almeno per il momento i contribuenti italiani continuano a pagare il canone Rai nel momento in cui versano quanto dovuto per gli importi addebitati sulla bolletta dell’energia elettrica. Fu quella la soluzione pensata dal governo di Matteo Renzi per ridurre il fenomeno dell’evasione della tassa sulla tv, con risultati invero soddisfacenti.

Il ‘trucchetto’ del rottamatore però non è piaciuto molto a Bruxelles, che da mesi ormai invita l’Italia a trovare soluzioni alternative, perché l’addebito del canone Rai non può pesare sulla bolletta dell’energia elettrica in una fase in cui gli occhi sono tutti puntati su risparmio energetico e green economy.

Tuttavia fino ad oggi nulla è cambiato, con il canone Rai che continua a pesare sulle bollette della luce, persino in questo periodo di aumenti impressionanti dei costi dell’energia. La cosa però non dovrebbe andare avanti ancora a lungo, infatti entro il 2023 la tassa sulla tv pubblica dovrebbe non essere più addebitata in bolletta.

Canone RAI non più in bolletta dal 2023

Entro il 2023 il canone RAI non sarà più addebitato sulle bollette dell’energia elettrica, così come l’Unione Europea ha chiesto con insistenza negli ultimi mesi, il che significa che al governo di Mario Draghi resta poco più di un semestre per trovare una soluzione.

Il problema, quello che Matteo Renzi aveva temporaneamente risolto infilando nella bolletta della luce il canone RAI, è ancora quello dell’evasione della tassa che, prima dell’espediente del rottamatore, produceva un ammanco calcolato in circa 500 milioni di euro per le casse della tv pubblica.

Ma se il canone RAI non venisse più addebitato in bolletta, e ipoteticamente si tornasse al sistema precedente, si avrebbe presumibilmente ancora una volta un ammanco di centinaia di milioni di euro per la RAI, quindi il governo dovrà valutare delle alternative in grado di far fronte a questo pericolo.

La Repubblica ha affrontato la questione prendendo in considerazione diverse ipotesi. Si parte, come sempre, da quanto accade negli altri Paesi europei, e vediamo quindi il caso della Francia, dove il canone della televisione pubblica viene riscosso insieme alla tassa sulla casa, oppure il caso di Israele dove fa parte della tassa sull’automobile.

In Regno Unito invece riscuotono la tassa sulla tv attraverso il recupero crediti, ma ci sarebbe anche la possibilità di eliminare del tutto il canone Rai, ricalibrando però la cifra spettante alla TV di Stato attraverso la pressione fiscale generale.

Come si pagherà il canone RAI a partire da gennaio 2023

Una delle poche certezze è che, dopo numerose richieste da parte dell’Unione Europea, il canone RAI a partire da gennaio 2023 non sarà più addebitato sulla bolletta della luce. Quindi come si pagherà? Il governo di Mario Draghi, come accennato, non ha ancora deciso.

Serve un sistema che permetta di assicurare alle casse RAI che l’introito arriverà puntualmente come previsto dalla normativa vigente, e che non si verifichi nuovamente quell’esteso fenomeno di evasione della tassa che abbiamo avuto prima che venisse incorporato nella bolletta dell’energia elettrica.

I numeri parlano chiaro: nel 2014 avevamo una percentuale di evasione del canone RAI del 27% circa, corrispondente a 500 milioni di euro di entrate in meno per le casse della tv di Stato.

I modelli che il governo dell’ex presidente della BCE sta prendendo in considerazione sono quelli cui abbiamo accennato prima, cominciando dal modello francese che prevede il pagamento del canone sotto forma di tassa aggiuntiva sulla prima casa, con 138 euro da pagare nel periodo compreso tra il 15 e il 25 novembre. 

Ma quante sono le probabilità che il canone Rai divenga effettivamente parte delle tasse sulla casa, e che in particolare venga introdotta una nuova tassa sulla prima casa? Considerato il fatto che sarà con la Legge di Bilancio 2023 che il governo introdurrà la misura per il pagamento del canone fuori dalla bolletta della luce, si ritiene improbabile che possa essere questa la strada che il governo imboccherà alla fine.

Il punto è che la legge di Bilancio 2023 verrà varata a ridosso delle prossime elezioni politiche, ed è difficile che si decida di introdurre una nuova tassa sulla casa proprio prima di un appuntamento politico così importante. Si ritiene invece più probabile che alla fine il canone finisca per diventare una voce del modello 730.

Alcuni Paesi europei hanno eliminato il canone

Esiste però anche un’altra alternativa, che è quella di eliminare completamente il canone, garantendo comunque alla tv pubblica gli introiti da esso previsti fino alla sua eliminazione. In altre parole si tratterebbe di optare per un modello simile a quello già adottato da Paesi come Spagna, Belgio, Olanda, Svezia, Norvegia.

In questi Paesi il canone per la tv pubblica di fatto non esiste, ma gli introiti ci sono ugualmente in quanto lo Stato vi destina una parte delle risorse provenienti dalla riscossione di tutte le tasse e le imposte.

In questo modo si evita il fenomeno dell’evasione della tassa, e a pagarla sarebbero tutti i cittadini indipendentemente dall’effettivo possesso di dispositivi atti alla ricezione del segnale per la trasmissione dei programmi RAI. Un’ipotesi quest’ultima che sembra tuttavia poco realistica, anche perché non comporterebbe un maggior esborso per i contribuenti.

Allo stesso modo ci sarebbe la possibilità di dirottare verso le casse RAI una parte del gettito derivante da quelle accise sui carburanti che furono introdotte per sostenere progetti ormai chiusi e archiviati da decenni, a cominciare dal finanziamento di vecchie campagne militari, o per la ricostruzione dopo cataclismi naturali che risalgono a ormai oltre 50 anni fa.

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